Virgilio Villoresi, un videoclip per John Mayer. Storie di ombre e di sottomarini, immaginando il cinema
Un nuovo video di Virgilio Villoresi, ispirato a un brano di John Mayer, "Submarine Test January 1967". Animazione d'epoca, per riscoprire la magia di vecchie tecniche pre-cinematografiche
Sul fondo una ballata di John Mayer, “Submarine Test January 1967“, romantica favola blues dedicata a quell’uomo chiamato Walt Grace, che se ne andò a zonzo per il mondo a bordo di un sottomarino fatto in casa. Voce, chiatarra, pianoforte, un canto disperato e dolce, che hai colori del mare in tempesta, di un mattino azzardato, di una fuga nel buio. Con l’eco di questa storia nelle orecchie, Virgilio Villoresi (Fiesole, 1979), artista colto, raffinato, inventore di piccoli universi poetici in movimento, costruisce questa nuova creatura, un racconto in soggettiva che svela tutta la magia del cinema d’animazione, nei gesti segreti, nelle techiche antiche, nella sapiente, paziente, lievissima ritualità delle mani, tra il segno e la carta.
Villoresi, che nella sua ricerca mescola ispirazioni differenti – dal cinema sperimentale europeo all’underground americano, dalla grande tradizione polacca per l’animazione al surrealismo – recupera qui una tecnica pre-cinametografica, derivata dal taumatropio d’epoca vittoriana: l'”ombro cinema” era una sorta di teatro delle ombre, giocato dietro uno schermo tarslucido e striato, grazie a cui le silhouette prendevano vita, dando un’illusione di movimento e di tridimensionalità. Con l’ausilio di questo stratagemma artigianale, l’artista anima i delicati disegni dell’illustratrice Virginia Mori, spostandoli con le mani lungo le piccole scenografie effimere. Tutto girato in live-action, senza effetti di post-produzione. Poesia volatile, breve come una canzone.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati