Meglio i pini o un’opera griffata Daniel Buren? La Spezia ha deciso: no alla riqualificazione d’autore di piazza Verdi, che però sacrifica gli alberi. Braccio di ferro tra ambientalisti e Comune, con Vittorio Sgarbi sugli scudi
Non toccate il verde in piazza Verdi! Impazza la polemica in quel di La Spezia, ormai giunta al punto di non ritorno sull’annosa questione del rifacimento della storica piazza. Perché dopo rinvii e tentennamenti, blocchi e ritardi ora c’è da mettere mano alle seghe elettriche. E la città non ci sta. Anno 2010: viene bandito […]
Non toccate il verde in piazza Verdi! Impazza la polemica in quel di La Spezia, ormai giunta al punto di non ritorno sull’annosa questione del rifacimento della storica piazza. Perché dopo rinvii e tentennamenti, blocchi e ritardi ora c’è da mettere mano alle seghe elettriche. E la città non ci sta. Anno 2010: viene bandito un concorso per la riqualificazione dei 9mila metri quadri dello spiazzo stretto e lungo che costituisce, con i suoi pini, cerniera ideale tra diverse parti della città, e al tempo stesso punto di incontro e confronto. In commissione, tra gli altri, anche Alessandro Mendini e Giacinto Di Pietrantonio: condizione determinante per l’assegnazione della commessa è il dialogo tra architettura e arte contemporanea; vince il tandem formato da Daniel Buren e il compasso di Giannantonio Vannetti, già alle prese all’Ospedale di Pistoia con un progetto che aveva integrato nei nuovi padiglioni lavori dei vari Sol LeWitt e Claudio Parmiggiani. Nelle intenzioni i cantieri devono partire entro un anno, ma giacché siamo in Italia l’apertura delle buste per l’assegnazione dei lavori non avviene prima dell’aprile 2013. L’intera operazione costa circa 2milioni e 800mila euro, con un milione e otto arrivati dall’Europa attraverso la Regione Liguria e il comune ad accendere un mutuo per garantire il milione rimanente. Cifre su cui già si era polemizzato a suo tempo, con un preventivo cresciuto rispetto alle prime stime di seicentomila euro; e un iter procedurale che la stampa locale sostiene essere entrato nel radar delle Fiamme Gialle.
A fare inferocire gli spezzini, con le locali sezioni di Legambiente, Italia Nostra e Movimento Cinque Stelle a partire lancia in resta, sembrano essere più che i soldi il modo in cui vengono spesi. Il progetto di Buren non piace. Per niente. Trattasi di un’infilata di gate, porte che suggeriscono una profondità prospettica che inquadra tutto l’asse della piazza, trasformata in una specie di passerella metafisica. Il problema è che per costruirla è necessario abbattere i pini marittimi che – a memoria d’uomo da sempre – incorniciano lo spazio. Ecco il motivo della furia popolare: gli alberi. Partono i sit-in e le fiaccolate, fioccano gli esposti in procura; il ministero blocca tutto per capirci qualcosa, salvo – parola del sindaco della città Massimo Federici – confermare dopo incontro chiarificatore la legittimità dell’intervento. Sulla recinzione che abbraccia il cantiere è un fiorire di messaggi e cartelli di dissenso, che vanno dall’evocativo “Mussolini metteva i pini, Federici li uccide” all’imperativo “Rétourne en France” lanciato all’indirizzo di Buren. Erano centinaia, pochi giorni fa, per la visita in loco di Vittorio Sgarbi, che si è fatto carico di dare risalto mediatico alla vicenda. Ma intanto il tempo stringe. E gli amati pini di piazza Verdi potrebbero non conoscere il prossimo autunno.
– Francesco Sala
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