È il primo convegno nazionale dedicato all’opera di Alberto Burri. La Società Dante Alighieri e la Fondazione Palazzo Albizzini radunano studiosi ed esperti a Città di Castello
“Il segno di Burri è simile ad una traccia che delimita la proprietà dello sguardo, che suddivide nettamente le parti come suddivise sono le terre della sua verde Umbria o netti sono i tagli del bisturi che incide la pelle, volendo ricorrere ad un’abusata metafora spesso utilizzata dai critici in ricordo del suo passato di […]
“Il segno di Burri è simile ad una traccia che delimita la proprietà dello sguardo, che suddivide nettamente le parti come suddivise sono le terre della sua verde Umbria o netti sono i tagli del bisturi che incide la pelle, volendo ricorrere ad un’abusata metafora spesso utilizzata dai critici in ricordo del suo passato di medico”. Così Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, racconta l’immaginario di Alberto Burri, maestro indiscusso dell’arte europea a cavallo tra gli ultimi due secoli. Un convegno, promosso proprio dalla Società Dante Alighieri e dalla Fondazione Palazzo Albizzini – Collezione Burri, negli spazi degli Ex Seccatoi del Tabacco a Città di Castello, prova a fare il punto sull’opera dell’artista, mettendo in atto un’ampia e approfondita disamina della sua straordinaria esperienza creativa.
Fissata per il prossimo 28 giugno, la giornata di studi rientra nel vasto progetto dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze Capolavori in Valtiberina. Da Piero della Francesca a Burri, strumento di promozione di 50 musei del territorio toscano e umbro. “Dipingere per Burri fu soprattutto un modo di partecipare moralmente all’ordine delle cose del mondo” aggiunge Masi, “anzi di concorrere affinché queste fossero ancora più reali e tangibili, meno distanti dalla fantasia di mondo di sogni di cui tutti noi abbiamo estrema necessità”.
Riflessioni e suggestioni che si intrecceranno, nell’arco di tutto il venerdì, a partire dalle 9.30 del mattino, grazie al dialogo tra autorevoli conoscitori della produzione e del pensiero del maestro: da Maurizio Calvesi, presidente della Fondazione Palazzo Albizzini, a Italo Tomassoni, da Bruno Corà a Giorgio Bonomi, solo per citarne alcuni. A curare l’evento è Valentina Spata, anche lei membro della Società Dante Alighieri, realtà nata nel 1889 per volontà di un gruppo di intellettuali capitanati da Giosuè Carducci, col proposito di “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo, tenendo ovunque alto il sentimento di italianità, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana”. L’attenzione all’opera di Burri, tra i maggiori protagonisti dell’esperienza informale europea, rafforza e prosegue quella originaria missione: studiare e difendere l’Italia della bellezza, del sapere, del genio. E raccontarla al mondo.
– Helga Marsala
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