Il primo goal degli occupanti. Il Teatro Valle resta pubblico e passa al Comune di Roma
Ce l’hanno fatta. I rivoltosi del Teatro Valle si portano a casa una prima, incoraggiante vittoria. Oggi, 15 giugno, la Giunta capitolina ha approvato su proposta dell’assessore Dino Gasperini una delibera che prevede il passaggio dello storico Teatro romano dal Ministero a Roma Capitale. Operazioneresa possibile grazie a uno specifico protocollo d’intesa, valido dal prossimo […]
Ce l’hanno fatta. I rivoltosi del Teatro Valle si portano a casa una prima, incoraggiante vittoria. Oggi, 15 giugno, la Giunta capitolina ha approvato su proposta dell’assessore Dino Gasperini una delibera che prevede il passaggio dello storico Teatro romano dal Ministero a Roma Capitale. Operazioneresa possibile grazie a uno specifico protocollo d’intesa, valido dal prossimo primoluglio. E la programmazione? Passa nelle mani del Teatro di Roma, come previsto dalla delibera stessa. Fugati i dubbi sulla cessione a qualche privato, o peggio sulla paventata chiusura della struttura. “Il Valle”, spiega Gasperini, “continuerà la sua attivitàprestigiosa senza neanche un giorno di arresto. Il teatro rimane pubblico e ilbando verrà redatto con ampia partecipazione”. Quindi, l’appello agli occupanti e a tutti coloro che stanno sostenendo al protesta: “Chiedo ai protagonistidello spettacolo e della cultura, che si stanno interessando al Valle, dipartecipare alla specifica commissione che istituirò immediatamente”. Altro clamoroso successo: la vigilanza sulle procedure di bando pubblico e la partecipazione alla gestione delle attività del teatro, non sono pià utopia. O almeno così pare.
Poi l’assessore parla di alcune partnership eccellenti, attive a partire dalla prossima stagione: dal teatro dell’Opera, all’Accademia di Danza, alRomaEuropa Festival. Un tentativo di innescare sinergie fruttuose all’interno del territorio.
“Il teatro”, conclude, “sarà valorizzato come bene culturale di assolutorilievo nell’ambito del patrimonio storico-architettonico che appartiene alla Città di Roma, cogliendo anche quei fermenti artistici che esprimono linguaggipropri della contemporaneità”.
E adesso? Occupazione sospesa o altre istanze urgenti per cui proseguire la lotta? Noi, intanto, ribadiamo il nostro appello: discutere di contenuti, di modelli, di governance, di proposte sostenibili. Smettendola magari, ora la vittoria è certa e il teatro è salvo, di parlare dei “privati” come fossero fumo negli occhi. Trasformare un teatro in un bistrot no, ma ospitare un bistrot in una porzione di foyer perché no. Specie se di qualità…
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati