La filiera culturale genera in Italia risorse pari a oltre il 15% del PIL? Per tutta risposta, il budget del Ministero crolla ai livelli della Danimarca. E la spesa pro capite è metà di quella greca
Ecco il rovescio della medaglia. Nei giorni scorsi riportavamo lo studio della Fondazione Symbola e altri, che documentava come la filiera culturale nel nostro paese generi risorse pari a oltre il 15% del PIL? Arriva puntuale il Rapporto Annuale Federculture a dirci in quale contesto si inseriscono quei dati. Con quale sostegno pubblico e privato, […]
Ecco il rovescio della medaglia. Nei giorni scorsi riportavamo lo studio della Fondazione Symbola e altri, che documentava come la filiera culturale nel nostro paese generi risorse pari a oltre il 15% del PIL? Arriva puntuale il Rapporto Annuale Federculture a dirci in quale contesto si inseriscono quei dati. Con quale sostegno pubblico e privato, e con quale impatto socio-culturale sulla popolazione.
Nel 2012 la spesa per cultura e ricreazione delle famiglie italiane segna un -4,4%, il primo calo dopo oltre un decennio di crescita costante: tra il 2002 e il 2011 l’incremento era stato del 25,4%. E anche i dati sulla fruizione culturale sono negativi in tutti i settori, con una netta inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni: -8,2% il teatro, -7,3% il cinema, concerti -8,7%, musei e mostre -5,7%. In generale diminuisce dell’11,8% la partecipazione culturale dei cittadini italiani. In un solo anno i musei statali perdono circa il 10% dei visitatori, che passano da 40 a 36 milioni, poco più di quelli entrati nei soli musei londinesi. Allo stesso tempo diminuiscono gli investimenti nel settore: solo da parte dei Comuni in un anno tagliato l’11% delle risorse, mentre le sponsorizzazioni private destinate alla cultura scendono nel 2012 del 9,6%, ma dal 2008 il calo è del 42%. Risultato: nel Country Brand Index 2013 crolliamo al 15° posto.
Il rapporto è stato presentato oggi a Roma, nell’ambito dell’assemblea annuale della cultura, con interventi del Ministro per i Beni Culturali Massimo Bray, del Ministro del Lavoro e Politiche Sociali Enrico Giovannini e del Sindaco di Roma Ignazio Marino. Qualche altro dato significativo passato sotto gli occhi dei politici? Dal 2008 ad oggi il settore culturale ha perso circa 1,3 miliardi di euro di risorse per effetto della crollo della finanza pubblica, statale e locale, e della contrazione degli investimenti privati. Il budget del Ministero per i Beni Culturali che nel 2013 scende a 1,5 miliardi di euro (per dare un termine di paragone, l’attualissima questione dell’acquisto degli F35 comporta spese per 16 miliardi, undici volte il budget annuale del Mibac), in dieci anni ha perso il 27% del suo valore.
Nel confronto sulla spesa statale per la cultura siamo fanalino di coda in Europa: il budget del nostro ministero è praticamente pari a quello della Danimarca (1.400 milioni di euro) ed è circa un terzo di quello della Francia che ogni anno stanzia circa 4 miliardi per il suo dicastero della cultura. La nostra spesa in cultura per abitante sia di soli 25,4 euro l’anno, la metà di quella della vituperata Grecia, che impegna 50 euro per ogni cittadino. E qui ci fermiamo, per carità di patria: attendiamo reazioni, soprattutto da Bray e Marino, relativamente “nuovi” ai rispettivi incarichi. Speriamo prima di dover informare dell’ennesimo rapporto su questi toni…
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati