Due artiste e due coppie: ecco i nomi dei vincitori del Premo Villa Romana 2014. Dieci mesi di residenza a Firenze, all’interno del programma sostenuto da Deutsche Bank: tra gli altri anche Ei Arakawa, reduce dal Performance Program del MoMA
Tra i loro illustri predecessori trovi anche Max Beckmann, Käthe Kollwitz e Georg Baselitz. Hanno di che essere orgogliosi i vincitori del Premio Villa Romana 2014, selezionati per dieci mesi di residenza in quel di Firenze; nel segno e nel nome di quel Max Klinger che scelse già nel 1905 di trasformare la sua dimora […]
Tra i loro illustri predecessori trovi anche Max Beckmann, Käthe Kollwitz e Georg Baselitz. Hanno di che essere orgogliosi i vincitori del Premio Villa Romana 2014, selezionati per dieci mesi di residenza in quel di Firenze; nel segno e nel nome di quel Max Klinger che scelse già nel 1905 di trasformare la sua dimora italiana in una palestra dove permettere il libero esercizio dei talenti di domani. Oggi le attività della Villa sono sostenute dalla Fondazione Deutsche Bank e dal dipartimento del governo di Berlino che si occupa della cultura: sono loro a mettere sul piatto i fondi necessari al sostentamento degli eletti – che risiederanno nella Casa degli Artisti – scelti da un tandem di “ct dell’arte” che cambia di anno in anno. E che ha visto al lavoro sulla prossima edizione il direttore del Fridericianum di Kassel Rein Wolfs e Jutta Koether, artista di stanza a New York, più volte a fianco della Sonic Youth Kim Gordon in performance ed azioni varie, tra la Tate Modern e il PS1. Eclettico il profilo degli artisti chiamati in riva all’Arno: gioca molto sulla parola e sul linguaggio Nathalie Czech (Neuss, 1976), ultimamente entrata nel vortice dei calligrammi in stile Apollinaire; nasce invece video-maker Loretta Fahrenholz (Berlino, 1981). La musica è questione di famiglia in casa Tcherepnin: dal bisnonno Nikolai si passa a nonno Alexander, da papà Ivan ai rampolli Stefan e Sergej, discendenti di una stirpe di compositori che guarda oggi ad elettronica ed avanguardia. Proprio Sergej (Brooklyn, 1981) è stato invitato ad accompagnare a Firenze Ei Arakawa (Iwaki, 1979), dopo che il fratello ha musicato il suo ultimo intervento nell’ambito del Performance Program del MoMA.
A chiudere il panorama degli inviti un’altra coppia. Hanno ideato insieme il progetto Kush Te Tut A, riflessione socio-politica sullo status del Kosovo: prosegue il rapporto creativo tra Alvaro Urbano (Madrid, 1983) e Petrit Halilaj (Skenderaj, 1986), che oggi rappresenta la piccola repubblica balcanica in Laguna.
– Francesco Sala
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