Un’Ape Bianca per Andrea Di Marco. L’omaggio di Palermo

Impossibile non associare il suo nome a quello della mitica Apecar. Il tre ruote della Piaggio che Andrea Di Marco aveva tramutato in icona pittorica. Emblema di una città, di un immaginario, di uno sguardo sulle cose. Ne ha dipinte tantissime. E una l'avrebbe anche voluta trasformare in scultura, da dedicare a Palermo. E oggi è Palermo a dedicarla a lui: un'Ape Bianca installata in permanenza, nel porto della Cala. Un omaggio, post mortem

Un progetto nato molto tempo fa, un po’ per gioco, un po’ sul serio, forse per scommessa. Una suggestione che via via prendeva forma e che attendeva di trovare concretezza: l’esperimento di un pittore, convintosi a misurarsi con la solidità della scultura. Era una delle molte cose che Andrea Di Marco avrebbe voluto fare. Una delle tante sfide chiuse nel cassetto, alcune minori e altre importanti, certune in cantiere e certe altre appena abbozzate; sfide che un’anima come la sua, tanto malinconica quanto agguerrita, custodiva e coltivava, nell’incertezza di un futuro da inventare. “Chissà se me la faranno fare davvero!“, disse, felice ma dubbioso, rigirando tra le mani il modellino giocattolo di un’Apecar. Quasi due anni fa.
E poi, una sera di novembre, è arrivata la morte. Quarantadue anni, spezzati per caso, per niente. E le luci si spengono, la fatica s’interrompe, il desiderio si placa. E tutto quello che c’era da fare resta là, nell’irrisolvibile limbo, spazio congelato in cui si inchiodano le idee, per sempre sospese, in potenza.

Andrea Di Marco, Apeinbilico, 2006, cm 55 x 55

Andrea Di Marco, Apeinbilico, 2006, cm 55 x 55

E così, tra tutte queste idee che aveva Andrea, c’era pure la follia divertente dell’Ape-scultura. Uscita fuori dalle innumerevoli variazioni su tela, la sua immagine-topos per eccellenza – l’Ape Piaggio, carica di cassette di legno oppure vuota, spesso straniata in contesti di periferia – fa un balzo nella realtà e diventa segno plastico. Un piccolo monumento a Palermo e alla sua quotidianità popolare, tiepida, genuina. Quella che tanto seduceva Andrea. Un monumento che oggi, però, omaggia innanzitutto lui, indimenticabile artista che in questa città e su quest’isola nutrì la sua pittura, restituendo al mondo opere preziose e qualche autentico capolavoro.
Oggi, la suggestione di allora, il gioco, la sfida, il tentativo, diventano realtà. Perché Palermo decide di farla davvero l’Ape Bianca e di dedicarla a lui, ad Andrea Di Marco. Piazzandola a ridosso del mare, su un molo dello storico porto della Cala.
Promossa dall’associazione Arsmediterranea e dall’Archivio Di Marco, col supporto del Comune e dell’Ente Porto di Palermo, e con la realizzazione dello Studio Pellegrino, l’opera è stata inaugurata il 12 luglio scorso, in un mite pomeriggio di sole: innanzitutto un dono, un segno, un foedus che si rinnova nella solidità dell’icona. Candida, neutra, una forma pura da cui tutti i colori della pittura sono scivolati via, per lasciar emergere l’anima più concettuale del lavoro di Andrea, quel suo sguardo sull’essenza delle cose.

Ape Bianca, in memoria di Andrea Di Marco - Palermo

Ape Bianca, in memoria di Andrea Di Marco – Palermo

E chissà se l’avrebbe lasciata così, Andrea. Chissà se alla fine si sarebbe fatto una delle sue fragorose risate, se l’avrebbe distrutta e rifatta daccapo, se l’avrebbe ripensata, ingrandita, sporcata, spostata altrove. O se sarebbe stato felice nel vederla proprio così, in quel punto, nella luce variopinta di un tramonto liquido, a suggellare l’amore tra lui e la sua Palermo. Domande che restano nell’aria, insieme ai sogni di Andrea. Ma quel che conta, in questo caso, è il senso di un rito, di un gesto, di una comunità che porta avanti la memoria di un artista e i suoi progetti. E la mente non può non correre ai tanti progetti che aveva Andrea e che avrebbe dovuto realizzare, quando era in vita. Quando bruciavano le diffidenze, le resistenze, le mediocrità di un sistema che la sua pittura, diciamocelo, non la capiva. La snobbava, la accantonava. La sua, come quella di altri straordinari pittori, col difetto di essere troppo italiani, o troppo siciliani, e certamente troppo poco à la page.

Andrea Di Marco, Apedolce, cm 140 x 190

Andrea Di Marco, Apedolce, cm 140 x 190

Il senso dell’incompiutezza e della lotta, che ha segnato il cammino di Andrea Di Marco, nel tentativo di vivere della sua pittura e di spingerla più in là, forse oggi diventa monito, pensiero ancor più doloroso, detonatore di domande scomode. Una piccola Ape Bianca, di fronte a cui abbiamo visto sorridere, con gioia e immensa tenerezza, il padre e la madre di Andrea, continuerà a muovere commozione e a interrogarci sul passato, ma soprattutto sul futuro. Riconoscere la bellezza, e farlo nei luoghi in cui è fiorita, è un compito a cui non sottrarsi. Col coraggio di celebrare la vita, prima che giunga la morte.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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