Se lo osservi da lontano, magari frettolosamente, passando per la monumentale Schwarzenbergplatz, al centro di Vienna, quell’oggetto ti sembra un enorme groviglio scuro di ferraglie inerti, ammucchiate alla meglio. Pensi subito che ci sono poche possibilità che quel corpo aggrovigliato non sia un’opera d’arte. Non te lo spieghi, ma lo pensi. Che sia una fattispecie artistica ci arrivi per esclusione, per reductio ad absurdum, formula in uso nella logica per dire che talvolta, in mancanza di una dimostrazione diretta ed esplicita, si dimostra che l’ipotesi contraria è assolutamente impossibile: assurda per definizione, appunto. Quindi, quel groviglio in Schwarzenbergplatz non può che essere un’opera d’arte.
Se ti avvicini, le impressioni cambiano, cominciano a chiarirsi le dimensioni, lo sviluppo tridimensionale. Se poi quell’enorme groviglio scuro lo penetri attraversandolo a terra, se lo tocchi, lo “ascolti”, solo allora cominci a percepirne le qualità strutturali a effetto multiplo, multisensoriale: un effetto tutt’altro che inerte.
The Morning Line: è questo il nome dell’opera site specific concepita dall’artista londinese Matthew Ritchie, realizzata in collaborazione con lo studio newyorchese di architettura Aranda\Lasch e i designer di Arup AGU, e commissionata dalla fondazione viennese Thyssen-Bornemisza Art Contemporary.
Va considerata come un incontro tra scienza, esperienza sensoriale e verifica estetica, che prende origine da un’indagine multidisciplinare, inglobando differenti campi speculativi e sperimentali. A partire dal calcolo matematico, passando per lo studio di organismi naturali, esplorando moduli geometrici come i frattali, analizzando spazialità architettoniche non lineari, indagando effetti di risonanza acustica. Tutto un insieme, teorico e pratico, che ipotizza una struttura modulare espansiva con infinite possibilità combinatorie, una sorta di cosmogonia in relazione con le facoltà cognitive e sensoriali umane: un cyberspazio romantico che, nel suo movimento, ripercorre e oltrepassa miti e linguaggi acquisiti.
Bisogna immaginare una scultura che si configura come work in progress, con la capacità di immagazzinare, archiviare e poi emettere informazioni, suoni a più dimensioni, e che richiede di fatto un attraversamento spazio-temporale potenzialmente illimitato e inesauribile. Circa dieci metri di altezza, ventiquattro di estensione longitudinale massima, in lega di alluminio verniciata di nero.
Approda a Vienna come ineccepibile progetto di Public Art dopo essere stata esposta in occasioni esemplari come la Biennale di Siviglia nel 2008 e a Istanbul nel 2010 per celebrarne la nomina a Capitale europea della cultura: tappe dalle quali l’opera ha assorbito specifiche mappature culturali, sonore e musicali in particolare, a cui si aggiungeranno, in questa permanenza viennese, composizioni originali create appositamente da una decina tra musicisti e artisti.
Non per nulla l’installazione, al suo debutto viennese, è stata accompagnata da un festival con una denominazione come Spatial Sound and Avanced Music Composition e da un simposio scientifico di livello internazionale. Prossima tappa prevista: New York.
Franco Veremondi
Vienna // fino al 20 novembre 2011
Matthew Ritchie con Aranda\Latsch e Arup AGU – The Morning Line
www.tba21.org
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