E noi occupiamo il Macro. Il collettivo Occupiamoci di contemporaneo vuole replicare nell’arte l’epopea del Teatro Valle
Si profila ancora una settimana di barricate per il mondo artistico-culturale: dopo la mobilitazione del Teatro Valle (ancora occupato, nonostante le rassicurazioni “istituzionali”) potrebbe toccare al MACRO, al centro dell’attenzione dopo le dimissioni di Luca Massimo Barbero e l’imminente nomina del nuovo direttore. È questo il deciso orientamento espresso dall’assemblea pubblica tenutasi nel tardo […]
Si profila ancora una settimana di barricate per il mondo artistico-culturale: dopo la mobilitazione del Teatro Valle (ancora occupato, nonostante le rassicurazioni “istituzionali”) potrebbe toccare al MACRO, al centro dell’attenzione dopo le dimissioni di Luca Massimo Barbero e l’imminente nomina del nuovo direttore. È questo il deciso orientamento espresso dall’assemblea pubblica tenutasi nel tardo pomeriggio di oggi al MACRO Testaccio per aggiornare il “mondo dell’arte” a margine del colloquio che il collettivo “Occupiamoci di contemporaneo” ha avuto con l’assessore alla cultura del Comune di Roma Dino Gasperini.
La delegazione che l’ha incontrato giovedì è stata rassicurata sugli investimenti (in arrivo una delibera per portare subito nelle casse del museo due milioni e mezzo di euro, più altri due nei prossimi mesi), ma non su altri nodi. Ad esempio? Che senso ha ampliare gli spazi del MACRO (Gasperini ha parlato di due padiglioni – da risistemare – all’interno del recinto dell’ex Mattatoio di Testaccio e altri locali in centro da destinare al museo) se poi non ci sono risorse – umane ed economiche – per gestirli?
Per il resto, la discussione non ha approfondito i punti della petizione sulla quale “Occupiamoci di contemporaneo” ha lanciato una raccolta di firme online. La nomina del direttore tramite bando pubblico è stato il tema più caldo: serve una figura che venga scelta attraverso concorso (magari fra una rosa di nomi internazionali) oppure si può procedere col mandato “a chiamata”, purché si tratti di una persona che conosca la scena romana e le sue esigenze? L’idea del “concorsone” è sembrata la più quotata, ma ci sono stati anche interventi di segno contrario. Anche sulla proposta di occupare non c’è stato il più totale accordo: o meglio, va bene occupare, ma che ci sia un “programma” e un’azione coordinata (come stato fatto opportunamente notare, fra gli altri, da Cecilia Canziani e Ilaria Gianni, curatrici della Nomas Foundation). Altri invece, più garibaldini, sostengono che si debba compiere a prescindere un gesto forte, che c’è una settimana per pensarci e che il programma verrà fuori anche spontaneamente nel corso dell’occupazione (si parla del 25 giugno, nella giornata post-nomina del direttore).
Certo è che la mobilitazione è partita. Ora si aspetta di capire le adesioni (il reclutamento avviene anche via mail: [email protected]), visto che la settantina di persone presenti oggi non dà ampie garanzie (anche se, così hanno detto, al Valle hanno cominciato in 10…). Proprio l’esperienza del Teatro Valle è stata presa a modello, anche in virtù della risonanza mediatica che ha ricevuto. Auguriamoci che la barricata non si trasformi in qualcosa di troppo improvvisato: sarebbe un’occasione persa e pure una pessima figura, visto il confronto schiacciante con il Valle (della serie: difficile far meglio, molto facile risultare una sbiadita copia). Da qua a sabato prossimo, nel frattempo, si cercano testimonial che possano sostenere l’iniziativa: che i Camilleri dell’arte si facciano avanti. Anche perché il mondo dello spettacolo è riuscito ad ottenere l’appoggio di moltissimi noti attori italiani, mentre nel mondo dell’arte gli artisti sono a tutt’oggi i grandi assenti di questo inizio di protesta.
– Saverio Verini
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