Il Rinascimento a quattro anni

Mi sono di recente recata a Palazzo Strozzi per la mostra “La primavera del Rinascimento” per accompagnare un visitatore assolutamente speciale, mio figlio di 4 anni, ed è con i suoi occhi che vi voglio raccontare questa mostra. Il racconto di Simona Caraceni e un invito valido fino al 18 agosto.

Da tempo tenevo d’occhio Palazzo Strozzi e le sue numerose attività per le famiglie, e non vedevo l’ora di trovare l’occasione di andare a visitare, mano nella mano di mio figlio, le loro mostre. Per ogni mostra Palazzo Strozzi prepara una Valigia per la famiglia, realizzata in partnership con Il Bisonte, sempre diversa e in tema con la mostra che va ad accompagnare: un contenitore di testi e giochi, attività pratiche e creative, ideato per consentire a ciascun gruppo familiare di vivere un’esperienza “su misura” all’interno dell’esposizione. Dice testualmente mio figlio raccontando la propria: “Nella valigia avevano messo tutto quello di cui c’era bisogno: la torcia, i colori, le matite con anche la gomma, i fogli da disegnare…”; ma c’era anche la benda, per toccare i gessi nella sala interattiva, un sacchetto pieno di campioni di materiali (legno, marmo, terracotta, gesso) per le varie attività che vengono proposte in un ottimo libretto dedicato alle famiglie per giocare insieme all’interno del percorso espositivo.
La Fondazione Palazzo Strozzi è nata per iniziativa dei principali stakeholder fiorentini, allo scopo di rendere la città di Firenze più vivibile per i residenti. Questa strategia rifiuta decenni di sforzi orientati all’incremento dei turisti “mordi e fuggi”, nella convinzione che, se una città è amata dai suoi cittadini, riesce anche ad attrarre il turismo di qualità: visitatori che restano a lungo e tornano spesso. La missione è duplice: portare a Firenze eventi culturali di qualità e di valenza internazionale, e “restituire il palazzo alla città”.
È questa forte volontà di restituzione unita a una grandissima attenzione rivolta a tutti i pubblici (fiorentini, italiani, stranieri, famiglie, genitori, bambini, differentemente abili, malati di Alzheimer…) che ho trovato nel direttore generale James Bradbourne. “Il mio percorso personale e professionale è volto in questo senso e io ho portato a Firenze la mia esperienza, ma dobbiamo anche pensare a quella che è la missione di Palazzo Strozzi che è nato come la risposta alla domanda ‘come possiamo creare più valore con lo stesso investimento in cultura?’. Perché questa è la grande sfida per tutte le istituzioni, sia italiane che nel resto del mondo. E quando parlo di valore non parlo del ricavo, biglietti, anzi. Non abbiamo mai messo i numeri avanti alla qualità, noi vogliamo che i nostri visitatori passino più tempo possibile con l’arte insieme in famiglia e che non siano tutto il tempo come acciughe, stipati nelle gallerie. Quando parlo di valore, parlo di valore in diverse forme per diversi pubblici. Questa mostra ha un valore solo assicurativo enorme, di 2.400.000 euro. La maggior parte di questo investimento è speso per far arrivare a Palazzo gli oggetti e assicurarli. Una volta che abbiamo fatto questo investimento ci chiediamo: ‘Ma siamo contenti di lasciare questi oggetti con vicina un’etichetta scritta a corpo 10 magari in linguaggio incomprensibile?’, oppure avendo investito in un evento culturale di altissimo livello (che sia questa mostra o Bronzino, Galileo, qualsiasi mostra) la nostra sfida è dire ‘come possiamo prendere questo investimento, e investire quella che a confronto è una piccolissima percentuale per poter soddisfare persone con altre sensibilità, altre abilità diverse da quelle consuetamente contemplate?’”.

La primavera del Rinascimento, Palazzo Strozzi, Firenze, attività didattiche

La primavera del Rinascimento, Palazzo Strozzi, Firenze, attività didattiche

Un aspetto, questo dell’attenzione verso i visitatori, che quindi si articola in tutte le sue forme. Prosegue il direttore: “Abbiamo un legame con la Meyer per i bambini ammalati, dall’inizio abbiamo sempre fatto qualcosa per i bambini ma intesi come famiglia, perché la famiglia è il luogo privilegiato per creare emozioni, apprendimento, interesse, e vogliamo che la famiglia rimanga insieme alla mostra e non si disperda, perché spesso se ci sono 3 o 4 figli è difficile catturare l’interesse di uno a discapito di un’altra fascia d’età”. E infatti nel piccolo libro di attività proposte alle famiglie nella valigia, sono sempre presenti in parallelo attività per tre fasce d’età prevalenti: 3+, 7, 9 anni. È vero, le valige hanno da sempre un grosso successo, e da sempre noi crediamo che il valore della mostra si incrementi privilegiando questi pubblici. Ad esempio un martedì al mese noi facciamo lo ‘stroller tour’ dedicato ai bambini fino ai 18 mesi. Ovviamente un bambino di un anno può cogliere ben poco di una mostra, ma questo percorso è rivolto alle mamme di bambini in questa fascia d’età, spesso neglette dalle attività culturali perché dalla nascita del figlio sembra talvolta impossibile pensare di tornare ai musei, alle mostre. Una ragazza ventisei, ventottenne che decide di avere un figlio e farsi una famiglia potrebbe credere che tutto quello che le piaceva fare prima ora sia proibito come andare in un museo, vedere una mostra: abbiamo fatto di tutto per non chiudere la porta ai giovani come loro. Siamo qui perché siamo un esperimento sul contemporaneo. Magari gli oggetti non sono contemporanei, come questa mostra sul Rinascimento, ma è questa la nostra volontà: non chiudere mai la porta ai giovani. Abbiamo puntato a questo atto di ascolto visibile, fare in modo che sia visibile il nostro ascolto, la nostra attenzione alle diverse sensibilità, quando la mostra permette (e non tutte le mostre sono uguali da questo punto di vista) cerchiamo di fare dei percorsi per gli ipovedenti: in ‘Inganni ad arte’ abbiamo fatto anche illusioni uditive, olfattive. Ogni mostra propone diverse, strategie, ma la costante è come creare valore, la variabile è il contenuto della mostra. Nell’ultima mostra sugli Anni Trenta abbiamo fatto uno studio radio, abbiamo fatto una storia orale in cui i bambini hanno intervistato le loro nonne e nonni sulle esperienze della loro vita e della loro infanzia, perché alcune di queste nonne hanno vissuto in quel periodo, raccontando così delle storie che provengono da tutt’Italia. Ascoltare è rendere l’ascolto visibile per tutti i pubblici diversi. Sul valore della mostra che le dicevo prima, pensando a questa mostra, la parte dedicata a questo ascolto raramente supera gli 80mila euro, ed è un investimento molto piccolo relativamente al valore di partenza, ma è su questo che noi creiamo il vero valore della mostra, il valore che ci interessa, la nostra missione. Gli oggetti sarebbero inerti, se non facessimo questo, e questo è il problema dei musei in tutto il mondo”.

La primavera del Rinascimento, Palazzo Strozzi, Firenze, attività didattiche

La primavera del Rinascimento, Palazzo Strozzi, Firenze, attività didattiche

Dall’esperienza di mio figlio, direi che Palazzo Strozzi ha centrato l’obiettivo che si era preposto. E la torcia, tanto cara da metterla per prima fra le cose veramente utili nella mostra, serviva per evidenziare sezioni di bassorilievi (da libretto), ma dopo questo spunto iniziale non l’ho mai visto tanto attento ai particolari delle opere nelle mostre. La valigia della famiglia, e questi sono i dati provvisori a oggi, per la mostra Primavera del Rinascimento ha coinvolto 916 partecipanti (203 valigie in lingua italiana, 54 in inglese), per la mostra Anni Trenta. Arti in Italia oltre il Fascismo” 597 partecipanti per 162 valigie, e un totale partecipanti ad attività educative di 17.094. Ma si tratta di dati generici, che non tengono conto, ad esempio, della fruizione delle sale interattive, che erano due sale proprio in mezzo al percorso espositivo, che permettevano ad esempio di toccare riproduzioni in gesso di opere (a questo serviva la benda nera della valigia), e una sala di lettura con divani, o delle “didascalie famiglie”, che comunque fanno parte dell’offerta educativa di Palazzo Strozzi.

Simona Caraceni

http://www.palazzostrozzi.org/

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Simona Caraceni

Simona Caraceni

Simona Caraceni, giornalista pubblicista, si occupa di nuove tecnologie e multimedialità dal 1994, fondando con Pier Luigi Capucci "NetMagazine" poi "MagNet", la prima pubblicazione elettronica in Italia. Ha insegnato all'Università di Bolzano, Macerata, Firenze, lo IED e la NABA di…

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