La saga dell’Ecce Homo. È sempre più un caso il restauro che ha sfigurato un affresco in Spagna: 40mila visitatori, e oltre 50mila euro raccolti per beneficienza
40mila visitatori per una mostra in una piccolissima cittadina della provincia spagnola. Una mostra blockbuster, facendo le dovute proporzioni: numeri giustificabili per qualche grande nome finito chissà perché esposto in quel luogo appartato e lontano dai circuito. E invece l’arcano si svela leggendo il nome, di quel luogo: Borja, comunità autonoma dell’Aragona. Molti già avranno […]
40mila visitatori per una mostra in una piccolissima cittadina della provincia spagnola. Una mostra blockbuster, facendo le dovute proporzioni: numeri giustificabili per qualche grande nome finito chissà perché esposto in quel luogo appartato e lontano dai circuito. E invece l’arcano si svela leggendo il nome, di quel luogo: Borja, comunità autonoma dell’Aragona. Molti già avranno capito: è il paesino – 5mila abitanti – dove si trova il Santuario de Misericordia, che ospita il dipinto di Elías García Martínez Ecce Homo, da un anno al centro delle cronache per il controverso restauro di Cecilia Gimenez.
Perché parlarne ancora? Perché l’adagio popolare vuole che quando si sferra un colpo al cerchio, poi se ne dia uno anche alla botte: e allora, dopo aver più volte notato la furbizia dell’anziana ma arzilla vecchietta, che non finisce di trarre benefici anche commerciali e di immagine dall’”incidente”, ora è giusto riconoscerle i risvolti virtuosi. Che si traducono in oltre 50mila euro, ricavati dai biglietti di ingresso al suo “capolavoro”, e devoluti alla fondazione di beneficenza Sancti Spiritus, che li utilizzerà per la gestione di una casa di cura per sessanta anziani.
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