Tutti gli input di Richard Nonas
La poetica del dubbio permanente che si esprime attraverso il linguaggio asettico del Minimalismo e della Land Art. L'interruzione, il cambiamento, il doppio come pietre miliari della domanda esistenziale. Nelle sculture di Richard Nonas, in mostra alla bolognese P420 fino al 24 settembre.
L’antropologia del dubbio come fonte d’ispirazione. E fil rouge di un originale percorso artistico che, partendo dal rigore formale del Minimalismo e della Land Art, si protende verso gli orizzonti di un profondo lirismo. Pur rimanendo nell’alveo dell’arte concettuale.
È la poetica della domanda di Richard Nonas (New York, 1936), che ha presentato alla Galleria P420 la personale No-Water-In. Una mostra che raccoglie sculture e disegni dell’artista dagli anni ’70 al 2011, sulla strada di una ricerca caratterizzata dalla dialettica degli opposti, l’ambiguità del doppio e l’interruzione come focus tematici.
Le sculture di Nonas sono solo apparentemente minimali. Sfociano, in realtà, nell’astrattismo. Nulla, nelle mostre dell’artista americano, è infatti lasciato al caso. Tutto curato personalmente e nei minimi dettagli da Richard Nonas. Dal posizionamento spaziale delle opere alla fotografia prospettica delle stesse, senza dubbio cinematografiche. “Strategie” artistiche dal sapore filosofico, che guidano lo spettatore in un’esperienza psichica di sommovimento coscienziale. La sobrietà delle sculture di Nonas – che utilizza solo tre materiali: legno, ferro e pietra – costituisce un linguaggio formale che però cela contenuti e significati profondi.
In alcuni frangenti, Nonas sembra accostarsi alla profondità di Proust. Il titolo della mostra è infatti tratto da un ricordo: una scritta su una bottiglia di mescal (quello forte, da buon hippie quale era). Un ricordo di un’esperienza vissuta dall’artista nel deserto, in giovane età.
Lo scultore non parla delle sue opere e lascia al fruitore piena libertà d’interpretazione. “Io non vi spiegherò le mie opere”, scrive nel libro d’artista reperibile in galleria, “dalle mie mostre vorrei che tu ne esca con una domanda in più”. A questo proposito, i galleristi Fabrizio Padovani e Alessandro Pasotti chiariscono la funzione dell’artista, che ha il compito di introdurre ma non di spiegare. L’artista può solo generare degli input. O dei dubbi.
“L’antropologia”, scrive ancora Nonas, “mi ha fatto il dono del dubbio turbolento. Ma la scultura ha costretto il dubbio a tornare a casa. La scultura – con la parola, con l’urlo, col pugnale – ha riportato il linguaggio del dubbio dentro il mondo. Ho trasformato il mio dubbio in scultura; ho reso fisico il dubbio stesso. Perché i miei sogni cambiano”.
Cecilia Pavone
Bologna // fino al 24 settembre 2011
Richard Nonas – No-Water-In
www.p420.it
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