Arte Pubblica illegale contro le falle del sistema. A Torino una mostra di denuncia, un murale partecipato di BR1 e laboratori di street art per anziani. È Public Arena, il progetto di Artegiovane per Barriera
La realtà entra prepotentemente nell’arte. La vita reale si fa arte. L’estetica diventa una questione di relazioni e l’opera un fatto collettivo. C’è tutto questo in Public Arena, la mostra a cura di Roberta Pagani che si è appena inaugurata a Torino presso l’Associazione Barriera (durerà fino all’11 ottobre) e che è stata fortemente voluta […]
La realtà entra prepotentemente nell’arte. La vita reale si fa arte. L’estetica diventa una questione di relazioni e l’opera un fatto collettivo. C’è tutto questo in Public Arena, la mostra a cura di Roberta Pagani che si è appena inaugurata a Torino presso l’Associazione Barriera (durerà fino all’11 ottobre) e che è stata fortemente voluta dal Presidente di Artegiovane Alvise Chevallard per continuare il percorso di mappatura della street art (e suoi affini) nazionale e internazionale, intrapreso nel 2010, con la mostra Strada Facendo. Anche qui la strada è protagonista ed entra dentro lo spazio chiuso della galleria in varie forme che non sono, però, i consueti murales.
C’è tanta documentazione e tanti aneddoti che illustrano il lavoro, soprattutto relazionale, di Gec: le pile di dispense scolastiche accatastate su un banco, simbolo degli studi immolati sull’altare di un call center da una Generazione senza miti; i volti della protesta No Tav in Val Susa che, trasformati in un poster-omaggio al Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, sono stati affissi (senza autorizzazione) su un muro di Giaglione (poi strappati dopo due settimane); i gratta e vinci inviati dai contatti su facebook oppure raccolti nelle tabaccherie “convenzionate” per realizzare la monumentale installazione formata da 12mila biglietti della lotteria dal titolo Cala La Notte. Poi le street-photo performance dei Dott. Porka’s, un misterioso terzetto di artisti protetto dall’anonimato di una tuta bianca e occhiali da sole, specializzati in azioni illegali sul territorio, quasi sempre in zone sequestrate, che utilizzano come teatro dove inscenare le loro “denunce”: il Ponte Pizziferro di Massafra (TA), per esempio, distrutto da un’alluvione nel 2005 e lasciato a marcire in rovina, senza essere più ricostruito, diventa un monumento all’incuria, al disinteresse dei localismi politici e, più in generale, ai casi di abbandono in cui versa troppo spesso l’Italia. L’allestimento della mostra continua con le recinzioni elettrificate di Elfo che delimitano lo spazio dell’”arena”; le panchine trasformate in chaise longue dai berlinesi the WA per provocazione contro il sistema legale francese che ha dotato di sbarre l’arredo urbano per impedire ai barboni di distendersi (un video ne documenta molto bene le fasi di smontaggio e riassemblaggio); la dicotomia Oriente-Occidente nelle foto di BR1; le Unconventional Experiences di Fra-biancoshok e infine i berlinesi Markus Butkereit.
Public Arena prosegue dove tutto ha avuto origine, cioè sulla strada, con due iniziative di partecipazione e relazione col territorio di Barriera di Milano nei mesi di settembre e ottobre: in primis un intervento di street art da parte di BR1, con i bambini delle scuole medie, sulla facciata dei Bagni Pubblici di via d’Agliè, che Artegiovane ha voluto donare alla struttura voluta da Erika Mattarella; in secondo luogo dei laboratori e dei corsi di arte di strada, nei quali degli street artist spiegheranno l’uso delle bombolette ad anziani e pensionati del quartiere che saranno invitati ad intervenire personalmente negli spazi concordati con il comune di Torino. Intanto, godetevi qualche foto e un breve video dell’inaugurazione della mostra che Artribune ha visto per voi…
– Claudia Giraud
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