La costruzione di una cosmologia – vol. 1. La bellezza e il ruolo sociale dell’artista. Giuseppe Gallo e Andrea Mastrovito
Qual è il ruolo dell'artista oggi? Prova a rispondere il primo capitolo del ciclo "La costruzione di una cosmologia". Seconda tappa napoletana, al Museo Hermann Nitsch, dedicato al tema della bellezza. Due ospiti in dialogo, come da copione: Giuseppe Gallo e Andrea Mastrovito
Da quella celebre frase traboccante di utopia e di commozione, pronunciata dal principe Miškin ne L’Idiota di Dostoevskij, partiva Gian Maria Tosatti, introducendo il secondo appuntamento de La costruzione di una cosmologia: “La bellezza salverà il mondo”. Una bugia? Una speranza? Un’illusione dolce? Un segreto per pochi adepti? Un progetto audace per l’avvenire? Un ritornello demodè? Un residuo d’innocenza? Forse un po’ di tutto questo. E di ballezza si è parlato, durante questo secondo faccia a faccia negli spazi del Museo Hermann Nitsch di Napoli, insieme a Giuseppe Gallo e Andrea Mastrovito. Ancora due generazioni a confronto, ancora due artisti chiamati a riflettere intorno al senso dell’essere artisti oggi. Con che ruolo? Con che compiti? Con quali sogni, doveri, orizzonti?
Dopo Alfredo Pirri e Giuseppe Stampone, che avevano ragionato intorno al rapporto tra arte e politica, ecco il video resumè di questo lungo dibattito, dedicato al tema della bellezza tra passato e presente, sulle tracce di un’italianità dell’arte forse perduta, forse anelata, forse da ridisegnare. E se per Gallo la bellezza è morta con le Avanguardie, mentre moriva quell’aura luminosa che dall’animo giungeva alla superficie, che dallo sguardo nutriva la forma, per Mastrovito a essere scomaprsa è anche la nozione di “utilità”, lungo un tempo contemporaneo che si fonda su un’estetica dell’inutile e dell’inessenziale.
E alla fine la domanda che ritorna è sempre la stessa: per amare un territorio, per difendere un’idea precisa di bellezza, per custodire il fuoco di una tradizione, per avere a cuore una cultura, una comunità, una potenza e una possibilità proprie, se pur aperte alla differenza e alla mutevolezza, da dove ripartire? Probabilmente, suggerisce Gallo, non ne abbiamo più né il potere, né la voglia. Incontrarsi e interrogarsi è già un passo verso un tentativo di riappropriazione.
– Helga Marsala
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