A Milano c’è la Vogue Fashion Night, e la Triennale risponde con un doppio evento: opening con le ceramiche di Mattia Bosco e finissage con la mostra di Riccardo Blumer…
Milano, martedì 17 settembre, la città si prepara per la Vogue Fashion Night. I negozi rimangono aperti ben oltre l’orario di chiusura e i moda-addicted escono, come i vampiri, dopo il tramonto per passare da un evento all’altro. In quelle ore a darsi da fare è anche la Triennale, che mette in programma un doppio […]
Milano, martedì 17 settembre, la città si prepara per la Vogue Fashion Night. I negozi rimangono aperti ben oltre l’orario di chiusura e i moda-addicted escono, come i vampiri, dopo il tramonto per passare da un evento all’altro. In quelle ore a darsi da fare è anche la Triennale, che mette in programma un doppio evento che coinvolge un giovane ceramista e un maestro del design contemporaneo con una lectio magistralis.
La serata comincia con la vernice del designer ceramista Mattia Bosco al Triennale Design Cafè. La personale è interamente dedicata alla ricerca su un oggetto di uso comune: la tazzina di caffè, indagata in tutte le sue declinazioni possibili. Un esercizio di stile che potrebbe essere sviluppato all’infinito per quanti e quali sono le possibili interpretazioni di un oggetto così comune. Come sottolinea lo stesso autore: “Un oggetto può sempre prolungare la sua vita oltre la sua funzione. Per rendere questo possibile, l’oggetto non deve essere ridotto alla mera funzione di attore dal ruolo secondario ma deve essere in grado di tenere la scena anche una volta che il motivo principale della sua presenza è passato. Deve evitare, insomma, di diventare inutile non appena il suo uso è finito. […] Per fare questo l’oggetto deve essere un anfibio: utile e bello, utensile inseparabile e scultura, in grado di funzionare e di affascinare”.
A seguire – alle 20,30, in occasione del finissage della mostra “La meraviglia come esercizio” – Riccardo Blumer tiene una lezione per gli studenti del suo Atelier, e per il pubblico presente. Ma la lectio di Blumer prenderà poi le sembianze della performance per mettere in scena l’esercizio conclusivo del corso sulle “Architetture Elastiche” dello scorso anno. Chi in questi mesi ha avuto l’occasione di passare in Triennale sarà sicuramente rimasto colpito dalle sagome dei corpi degli studenti sullo scalone principale del museo in L’uomo come misura topologica della città o dalla struttura formata da megafoni in La processione degli architetti o ancora dalle costruzioni indossabili di Architetti in Ri-voluzione sino a Come si muovono le nuvole. Una performance, questa di chiusura di Riccardo Blumer, capace di sorprendere perché, come sottolinea Silvana Annichiarico, “quella di Riccardo Blumer è una modalità progettuale sempre sorprendente, epifanica, ma al contempo di grande sperimentazione, innovazione e precisione”. Per chi vuole un diversivo dalla VFN…
– Valia Barriello
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