Caos ternano. Torna il festival della creazione contemporanea
Terni Festival Internazionale della Creazione Contemporanea: al via l’ottava edizione, dal 19 al 29 settembre. Con John Giorno, Kinkaleri, Motus, David Espinosa e molti altri. Una overview per arrivare preparati all’appuntamento.
“William died on August 2, 1997, Saturday at 6:30 in the afternoon from complications from a massive heart attack he’d had the day before. He was 83 years old. I was with William Burroughs when he died, and it was one of the best times I ever had with him”: queste parole, da The Death of William Burroughs, sono di John Giorno, poeta simbolo della beat generation. Giorno è l’ospite d’eccezione del Terni Festival Internazionale della Creazione Contemporanea, al via il 19 settembre presso il CAOS – Centro Arti Opificio Siri, polo delle arti contemporanee in Umbria. I versi di Giorno saranno reinterpretati dal collettivo Kinkaleri nella performance Someone in hell loves you, realizzata assieme al quasi ottantenne poeta americano, che chiuderà il festival il 29 Settembre.
Alcune segnalazioni, dagli oltre sessanta spettacoli in programma, proposti da duecento artisti provenienti da Libano, Islanda, Canada, Spagna, Olanda, Giappone, Francia, Portogallo e Italia. Motus presenta Nella Tempesta, spettacolo ideato e diretto da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò: “Ferite, conflitti di oggi e visioni allucinate del futuro, tra utopie e distopie… Navighiamo un po’ alla deriva fra le epoche, leggendo Huxley, Dick, London, Thoreau… Durante il viaggio troviamo l’innesco: ‘La tempesta’ di Shakespeare, play-within-the-play, che con stupore e irriverenza decidiamo di sbranare, per andare sempre più a fondo nell’istanza che esonda da tutti i personaggi: il desiderio di libertà”.
È stato quest’anno, in prima italiana, al 42. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia e ora è in programma a Terni: Mi Gran Obra (Un proyecto ambicioso) di David Espinosa. “‘Mi gran obra’”, dice l’autore, “è quello che farei se avessi un budget illimitato, il teatro più grande al mondo, 300 attori in scena, un’orchestra militare, una rock band, animali, auto e un elicottero”. Per affrontare l’assenza di risorse, Espinosa fa di necessità virtù e propone al pubblico uno spettacolo realizzato in scala dove lo spettatore, come un moderno Gulliver, assiste a una scena che si svolge su un palcoscenico grande come un tavolino.
“Cosa vedo quando ascolto, cosa ascolto quando vedo?”: questa domanda è all’origine de La Sagra della Primavera Paura e Delirio a Las Vegas di Cristina Rizzo, lavoro che parte da Le sacre du printemps di Stravinsky, balletto quest’anno particolarmente celebrato per il ricorrere del centenario della prima esecuzione (avvenuta nel maggio 1913 a Parigi, a cura dei Balletti Russi di Sergej Djagilev, con le coreografie di Vaclav Nižinskij).
La coreografa e danzatrice Simona Bertozzi, in collaborazione con lo studioso Enrico Pitozzi propone Pneuma, “progetto multidisciplinare che fonda il suo statuto sull’analisi del movimento e sul funzionamento della percezione, là dove la composizione coreografica incontra il pensiero in azione per disegnare le traiettorie di una nuova estetica del corpo”. Il progetto è per questa occasione composto dal solo di Simona Bertozzi Bird’s Eye View, dall’atto di pensiero Chroma e da un workshop di due giorni teso a indagare “il ruolo che giocano l’immaginazione e i sensi nel comporre il movimento”.
Tra le proposte per ragazzi, infine, vale segnalare La ginnastica del guerriero, a cura di Silvia Costa: “Bambino, stai pronto. Allerta. Guardati sempre alle spalle. Non distogliere mai l’attenzione dal nemico (che non c’è). Bambino, la battaglia che ci inventiamo vuole solo eroi; e quando inizierà non potremo sottrarci al ritmo della lotta, alla danza del corpo a corpo, del testa a testa. E allora Bambino presto! Indossiamo la nostra divisa e alleniamoci come facevano gli antichi guerrieri prima di affrontare il campo di battaglia; eseguiamo gli esercizi, stiriamo i nostri piccoli muscoli, mettiamo alla prova i riflessi, proviamo fino a dove possono arrivare la nostra superpotenza e la nostra immaginazione. Bambino, voglio dirti che questa è una ginnastica di guerra che non cerca nessuna vittoria, nessuna gloria; e voglio anche dirti che non ci saranno feriti a morte qui, ma solo delle piccole persone vive – noi – che seriamente combattono il gioco del gioco”.
Michele Pascarella
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