La visitazione di Ragnar Kjartansson
Nove grandi video compongono un unico tableau cinematografico per intonare un inno alla femminilità e al suo malinconico trionfo. L’arte di Ragnar Kjartansson invade gli spazi dell’Hangar Bicocca con la sua elegia struggente che fonde grandezza e decadenza, solitudine e condivisione. A Milano, fino al 17 novembre.
È iniziata così, verso la fine dei Novanta, con la comparsa di album di artisti islandesi dalle cover patinatissime sotto la categoria “alternativa”. I loro nomi erano Sigur Rós, Múm, ma anche GusGus, the Sugarcubes e ovviamente Björk a fare da rompighiaccio a questa lenta ma inesorabile colonizzazione fredda.
Cosa c’entra tutto questo con l’arte di Ragnar Kjartansson (Reykjavik, 1976)? C’entra eccome se si vuol comprendere fino a fondo quanto la musica sia, nella sua poetica, l’elemento strutturale da cui muovono i suoi più importanti progetti, oltre a evidenziare quanto i segni visivi, culturali del “pianeta Islanda” siano divenuti prominenti nell’estetica recente.
La mostra all’Hangar mette in scena uno dei lavori più semplici e insieme più densi della produzione di Kjartansson: The Visitors (2012), precedentemente esposto al Migros di Zurigo (che lo produsse) e in altre importanti istituzioni. L’opera, composta da nove grandi videoproiezioni, mostra il portico e otto stanze di una villa splendidamente decadente dell’Upstate New York, con una storia che la vede direttamente o indirettamente vicina alle arti. All’interno di questo particolarissimo luogo, l’artista e i suoi amici, musicisti e collaboratori, semplicemente suonano e cantano. Sarebbe davvero sufficiente non raccontare di più di ciò che accade in queste proiezioni simultanee tanto è forte, seducente ed emotivamente potente il racconto visivo e soprattutto sonoro che i video restituiscono al visitatore.
Nella sua apparente semplicità, The Visitors abbraccia tutte le tematiche che Kjartansson elabora di opera in opera: la forza evocativa delle musica e i pattern emozionali e psicologici che questa descrive, l’idea di un’arte che nasce dalla forma comunitaria di collaborazione e la straordinaria capacità di rendere omogenei elementi apparentemente distanti, come far convivere Karlheinz Stockahausen e gli ABBA oppure trasformare una fanfara su una barchetta in una bizzarra versione di Fitzcarraldo nella Laguna di Venezia.
Kjartansson, figlio di una famosa attrice e di uno sceneggiatore, ha una naturale predilezione per le tempistiche teatrali, drammaturgiche e intrattenitive che applica alle sue performance, talvolta diluite anche in macrotempi ma che sempre riescono a incontrare la partecipazione di un pubblico che si appassiona ed entra in empatia con il progetto. Come se non bastasse, The Visitors è anche un inno politico intimo, che l’artista dedica al suo unico credo: il femminismo.
Riccardo Conti
Milano // fino al 17 novembre 2013
Ragnar Kjartansson – The Visitors
a cura di Andrea Lissoni e Heike Munder
HANGAR BICOCCA
Via Chiese 2
02 66111573
[email protected]
www.hangarbicocca.org
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