Kin, quando il fantasy si veste di poesia. Tra i vincitori del Fantasia International Film Festival 2013
Migliore fotografia tra i corti presentati al Festival internazionale sul cinema fantasy. "Kin", dei fratelli McKinnon, mette in scena un'affascinante leggenda. Due bambini perduti tra paesaggi incontaminati. E un ultimo atto che regala un colpo di scena, tra i cieli grigi di un tempo perduto
Una creatura angelica dalle chiome dorate, un cavaliere in armatura sulla riva di un lago e il suono di un corno che rompe il silenzio; cambio di scena: immerso nelle luci della sera riposa un antico castello, con uno spicchio di luna a illuminarlo; poi, un ragazzino in fuga tra i boschi. Ed è teatro: danze tribali di strane figure coperte di piume, il volto nascosto da maschere non umane, lo stupore e l‘orrore. Non manca il cavallo bianco che sbuca dai rovi, a ricongiungersi col cavaliere errante, mentre altrove prosegue – separata – l’azione: i bambini fra la nebbia e le vette rocciose, più in là gli spiriti notturni coi loro riti ancestrali.
Kin, dei fratelli Seb e Ben McKinnon, prodotto da Five Knights Productions, è una favola muta, scandita da un brano electro-pop, soave come una nenia. Fantasy puro, immerso tra memorie mitologiche ed estetiche romantiche, a sprigionare la potenza del racconto e la bellezza sublime del paesaggio. L’evento finale, reso attraverso efficaci effetti speciali, affida a una gigantesca aquila il ratto terribile che prelude allo smacco: il cavaliere, in corsa verso il ragazzino, è sconfitto dal tempo e dal destino.
Presentato in moti festival internazionali, tra cui “Off-Courts” (Francia), “Razor Reel Fantastic Film Festival” (Belgio), “Cyprus International Film Festival”, (Cipro), “Portobello Film Festival” (UK), Kin vince per il miglior Direttore della Fotografia nella categoria “Quebec Short Film”, al 17esimo “Fantasia International Film Festival” (Canada, Quèbec). Fotografia bellissima, di grande intensità, tutta giocata sui toni grigio azzurri e su una grana brumosa, a tratti lattiginosa, iper definita. Un piccolo film annegato in un’atmosfera autunnale, dissolto in uno slow motion perenne e affidato a immagini senza tempo. L’origine perduta di una piccola storia in forma leggenda.
Helga Marsala
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