L’altro ritratto non è una mostra collettiva a tema, è piuttosto una riflessione di ampia portata orchestrata dal filosofo francese Jean-Luc Nancy. Il catalogo, edito da Electa, è un saggio di ampie dimensioni in cui l’intellettuale francese esamina il tema in oggetto. Mostra e libro sono una grande opera tematica divisa in capitoli, in cui chi guarda e chi legge è continuamente incalzato a comprendere, analizzare, approfondire, andare oltre. L’opera diviene così pretesto per una riflessione che non è solo di ambito squisitamente artistico, anzi. Le opere vengono inserite in un contesto più complesso in cui convergono possibili declinazioni.
L’allestimento della mostra è semplice: oltre alle pareti dello spazio espositivo le divisioni sono create attraverso delle strutture che richiamano dei paraventi orientali di carta e legno, dai quali filtra la luce.
Nancy scrive: “L’altro ritratto: questa espressione non è soltanto il titolo di una mostra, lo è divenuta dopo essere stata la formula che Cristiana Collu ha proposto per far partire il progetto di cui la mostra è l’esito finale”. Dunque un tema proposto dal direttore del museo e un argomento sviluppato non da un semplice curatore ma da un filosofo di caratura internazionale che da anni compie ricerche in tale ambito. Finalmente, viene da dire! Il dialogo si amplia ulteriormente. Nell’altra zona espositiva del museo è una bella mostra su Antonello da Messina, curata da Ferdinando Bologna, che offre una lettura diversa rispetto alla mostra romana di qualche anno fa.
Una visita al Mart per vedere le due mostre, entrambe insolite, una per il contesto, l’altra per lo sviluppo, è dunque assai consigliata per chiunque voglia entrare nel dibattito più caldo della contemporaneità artistica, che si pone in relazione al passato, alla storia, analizzando uno dei generi privilegiati dalla storia dell’arte.
In mostra sono principalmente opere recenti, a parte poche importanti eccezioni: (Bacon, Giacometti), ma il saggio di Nancy in catalogo offre un’apertura assai ampia di portata storica. La domanda con cui il filosofo introduce la sua operazione è chiara: “Una mostra dedicata al ritratto nell’arte contemporanea si pone sotto la questione: che ne è oggi del genere o della modalità artistica del ritratto?”. Non si esce certo dalla mostra con una risposta univoca, anzi. La pluralità che ci viene proposta ci pone fieramente in dubbio.
Scrive ancora Nancy: “Due significati si impongono subito e in un solo tempo: da una parte ‘l’altro ritratto’ come ritratto diverso da quello che conosciamo, che pensiamo di avere distintamente identificato con la nozione o con l’idea di ‘ritratto’; dall’altra, e secondo una risorsa specifica della lingua italiana, ‘l’altro ritirato’, l’altro in quanto altro dello stesso (o del proprio, o di sé) considerato in un ritiro-una ritirata, un indietreggiamento, persino una sparizione-che sarebbe esso stesso un effetto o una proprietà del ritratto”. Così per l’opera di Giulio Paolini Giovane che guarda Lorenzo Lotto del 1967, in cui il ritratto guarda colui che lo ritrae durante l’azione stessa e così viene fissato. All’opera è attribuita una spiegazione ulteriore: Ritratto che guarda un ritratto. La traccia della fuga di uno sguardo, così per Gerhard Richter del Portrait di Helmut Clinker del 1965.
E dunque l’analisi del concetto del ritratto di chi non è più, Altri oltre arti, con la grande opera di Christian Boltanski, Les Suisses Morts del 1989. Il ritratto che resta dopo la nostra morte e che più nulla ritrae. L’ultima traccia di quanto si è stati è la maschera mortuaria. Poi è la trasformazione irreversibile.
Eterno differente ritorno dello stesso: un piccolo ambiente è dedicato al lavoro di Fiona Tan Provenance del 2008 che avevamo visto alla Biennale del 2009 nel padiglione olandese. Qui la concentrazione è massima. Il riferimento alla pittura fiamminga, alla storia dell’arte, è preciso. È come entrare in una condizione, in un luogo, in un tempo, passato attraverso la scansione di un presente che si muove all’interno di una serie di quadri mobili, avvolgendo lo spettatore in un’atmosfera totalizzante.
Una mostra di grande qualità. Dalla quale si esce con molti quesiti stimolanti e con una curiosità: perché manca Roman Opalka? Forse solo Nancy potrebbe darci una risposta.
Angela Madesani
Rovereto // fino al 12 gennaio 2014
L’altro ritratto
a cura di Jean-Luc Nancy
MART
Corso Angelo Bettini 43
0464 438887
[email protected]
www.mart.trento.it
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