Tra Porto Cesareo e l’Arizona, torna “La Festa dei Vivi (che riflettono sulla morte)”. Rituali all’ombra del piccolo tempio di Lu Cafausu: azioni, meditazioni, pittura e un omaggio all’arte irregolare di Ezechiele Leandro
E mentre si smaltiscono i postumi festaioli della notte dei morti viventi, insieme alle solite polemiche fra tradizionalisti e americanisti, fra difensori di un 1 novembre all’italiana ed estimatori della versione con zucca e zombie, anche l’arte contemporanea si occupa del tema. Quello della morte e delle tenebre. In una chiave antropologica ed estetica, che […]
E mentre si smaltiscono i postumi festaioli della notte dei morti viventi, insieme alle solite polemiche fra tradizionalisti e americanisti, fra difensori di un 1 novembre all’italiana ed estimatori della versione con zucca e zombie, anche l’arte contemporanea si occupa del tema. Quello della morte e delle tenebre. In una chiave antropologica ed estetica, che punta sulla forza di rituali senza tempo.
Torna infatti la quarta edizione de La Festa dei Vivi (che riflettono sulla morte), un progetto di Emilio Fantin, Giancarlo Norese, Luigi Negro, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce per Lu Cafausu. E torma stavolta in una forma ubiqua, diffusa sul territorio nazionale ed estesa fino in Arizona, con una serie di “appuntamenti, azioni, inazioni e preghiere” in programma per il 2 novembre.
Si parte con da Porto Cesareo, con un’azione ispirata al saggio “Canzoniere Italiano” di Pier Paolo Pasolini, alle tradizioni salentine dei moroloja, canti funebri del sud Italia, e alle “isole dei morti” (da quelle realmente esistite fino a quelle immaginate da artisti e scrittori). Al centro un canto curato da Oh Petroleum, con il contributo delle cantanti Ninfa Giannuzzi e Rachele Andrioli. E dal rito di suggerstive melodie popolari, a quello della pittura, distesa anch’essa sulla soglia tra la vita e la morte: in contemporanea Francesco Lauretta dipingerà i vivi, nella posa di cadaveri, in una lunga sessione aperta a pubblico, che avrà inizio fin dal mattino dentro una casa privata di Porto Cesareo.
Poi, al tramonto, quaranta minuti di meditazione a Lu Cafausu – piccola, misteriosa e leggendaria costruzione di San Cesario di Lecce – esercitando la consapevolezza intorno al senso inafferrabile e all’essenza inviolabile della morte.
Si prosegue quindi con una video-chat, contattando Fantin, Norese e i tanti che in Arizona, proprio in quel momento, inizieranno “The Celebration of the Living (who reflect upon death)” per le strade del centro di Phoenix: è il risultato di un laboratorio, attivato con l’Arizona State University Art Museum di Phoenix, per investigare il tema vita/morte attraverso un processo partecipato e comunitario.
Si chiude in serata con in serata con un omaggio a Ezechiele Leandro, outsider artist salentino, scoparso nel 1981, autore di un metaforico “Santuario della Pazienza”, monumentale giardino visionario costruito con materiali di risulta e oggi in condizioni di assoluta precarietà, più volte vandalizzato e recentemente privato di alcuni gruppi scultorei. L’omaggio a questa figura di artista autodidatta, che muovendosi sul margine ha generato una propria straordinaria dimensione creativa e simbolica, è il film di Corrado Punzi Leandro e Lu Cafausu, proiettato la sera del 2 novembre nelle sale del palazzo Ducale di San Cesario.
– Helga Marsala
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