Il marxismo sadomaso di Monica Bonvicini
Galleria Massimo Minini, Brescia - fino al 15 novembre 2013. Sculture? No: esercizi di stile di provetti muratori tedeschi. Scenografie fetish? Niente affatto: sarcastica riflessione sulla mercificazione del contemporaneo. Sono gli equivoci che Monica Bonvicini porta da Minini.
La splendida confusione di ruoli fra artigiano e artista. E ancora quella, giocosa e sensuale – quando non addirittura sessuale – che trasforma l’opera d’arte in feticcio. Equivoci ironici quelli messi in campo da Monica Bonvicini (Venezia, 1965; vive a Berlino), partendo dal duetto tra le installazioni della serie 7:30 hrs e i duecento frammenti che compongono Needleknows. Qui architetture minime, sculture che si fingono spigolosi esperimenti minimal e si scoprono in realtà modelli usati nelle scuole tedesche per muratore; là cuciture ossessive, reiterazione di un gesto che sparge aura di nobiltà. Il concetto di lavoro, forte della propria umiltà, combatte strenuamente contro la massificazione, la serialità; rivendica il proprio carico di sudata fantasia, genio, estro. Un atteggiamento dissacrante che si ripercuote sui lavori che trattano l’idea di una mercificazione lasciva dell’opera. Una griglia di cinghie di pelle e anelli d’acciaio filtra l’immagine restituita da uno specchio: critica limpida e solare a un sistema che vive della più stucchevole autoreferenzialità.
Francesco Sala
Brescia // fino al 15 novembre 2013
Monica Bonvicini – Then to see the days again and night never be too high
MASSIMO MININI
Via Apollonio 68
030 383034
[email protected]
www.galleriaminini.it
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