Doppio colpo a Milano con la mostra congiunta tra Poldi Pezzoli e Gallerie d’Italia: in scena l’idea di Wunderkammer, dalla memoria del grottesco al contemporaneo. Ecco le prime immagini…
C’è chi si ferma alle parole, meglio se urlate e litigate. E chi zitto zitto passa ai fatti. Forte di quella condizione di privato tanto osteggiata dai puristi della cultura di Stato, diventata ormai ineludibile e spesso fortunatissima chiave di volta (l’esempio di Pirelli con l’Hangar Bicocca parla chiaro) di un sistema altrimenti incancrenito nell’impossibilità […]
C’è chi si ferma alle parole, meglio se urlate e litigate. E chi zitto zitto passa ai fatti. Forte di quella condizione di privato tanto osteggiata dai puristi della cultura di Stato, diventata ormai ineludibile e spesso fortunatissima chiave di volta (l’esempio di Pirelli con l’Hangar Bicocca parla chiaro) di un sistema altrimenti incancrenito nell’impossibilità e incapacità di investire. Spendere bene. Riflessioni a margine dell’opening che sancisce il primo esperimento di collaborazione tra affettuosi vicini di casa: da un lato le Gallerie d’Italia in Piazza Scala, vetrina milanese sulla ricca collezione Intesa Sanpaolo, dall’altro il Museo Poldi Pezzoli. Protagonisti con Wunderkammer di un percorso espositivo integrato, una mostra a due teste – immagine aderente al tema – che intreccia la memoria del passato con la riflessione sul presente, avvicinando nomi del contemporaneo – Pascali, Sighicelli, Isgrò, Manzoni, Merz, Parmiggiani e via dicendo – a coccodrilli imbalsamati, crani umani ornati di corallo, corni d’unicorno e altri memorabilia assortiti.
Soggetto privato il marito, altrettanto la moglie e pure il sensale del matrimonio, quella Fondazione Antonio Mazzotta che ha contribuito alla realizzazione della mostra. A poche decine di metri da quello che dovrebbe essere e non è, chissà se lo sarà mai, il cuore del misterioso e immaginifico programma di rilancio culturale della città: il progetto Grande Brera. Con i finanziamenti pubblici che non bastano, le ritrosie di Massimo Bray, la diffidenza dei partner privati; la ridda di dichiarazioni, promesse, smentite, accuse e via dicendo.
C’è chi parla della Grande Brera. E chi intanto la fa: spostando di qualche metro il centro dell’azione. Dall’Accademia a via Manzoni ci sono in fondo appena due passi…
– Francesco Sala
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