Editoria: ieri, oggi e domani
In che modo sta cambiando l’editoria? Quali i nuovi scenari che si delineano in conseguenza dell'avvento delle nuove tecnologie? Quali le opportunità e i rischi legati all'utilizzo delle piattaforme digitali e quale il futuro dei formati analogici? La puntata numero 15 del nostro “talk show” affronta un tema che ci sta molto a cuore: il futuro dell’editoria, un settore in continua evoluzione. Per immaginare il nuovo capitolo di una storia secolare.
Bertram Niessen
project manager di chefare
L’editoria sta seguendo un percorso per certi versi simile a quello che ha avuto la musica una decina di anni fa. Le catene di produzione stanno saltando e anche la distribuzione cambia di conseguenza, di pari passo con le modalità di consumo. Questo comporta la necessità di ripensare i ruoli professionali tradizionali e l’emergere di nuove tipologie di lavoratori cognitivi che si collocano in modo diverso rispetto ai flussi di valore immateriale: cultural blogger, social media manager, curator, information designer. Con il proliferare delle fonti e dei canali, non necessariamente di bassa qualità, avranno un ruolo sempre più centrale quegli attori in grado di “curare” l’informazione proponendo letture della complessità. Qualcosa di simile a quello che fanno i dj. Una conseguenza importante sarà (ed è già, in realtà) la progressiva perdita d’importanza dell’autorevolezza tradizionale nel dibattito culturale a favore di nuove forme legate al capitale simbolico e alla reputazione mediata tecnologicamente.
Luca Lo Pinto
curatore indipendente e direttore editoriale di nero
L’editoria, in particolare quella indipendente, cambia velocemente e risponde quasi in tempo reale al modificarsi della realtà. La specificità di questi ultimi anni è il moltiplicarsi di riviste, pubblicazioni, libri a livello globale. La rivista è diventata uno dei medium preferiti dalla generazione degli Anni Zero per poter esprimere un pensiero e condividerlo con altri. Ovviamente gran parte di queste realtà sono effimere e con una vita breve. Riflettendo sull’editoria e in generale sulla produzione culturale, spesso si dimentica di sottolineare come l’offerta sia superiore alla richiesta. C’è una sovrapproduzione di contenuti che finiscono in un buco nero. Conta più piantare che far sedimentare. La tecnologia non fa altro che esasperare questo aspetto. La differenza principale tra l’onpaper e l’online è nella temporalità della ricezione e nella specificità dei device. Non è lo strumento in sé l’oggetto della questione, ma come esso viene usato. Indipendentemente se si parli di ieri, oggi o domani.
Jonny Costantino
scrittore e film-maker (baco productions). direttore di rifrazioni. dal cinema all’oltre
Vado al sodo: la tenuta dell’editoria-che-non-sta-alle-regole. Una regola: il grande pubblico è goloso di merde candite, ingozziamolo, ingrassiamo la sua ignoranza. Una controregola: niente ruffianerie, lasciamo che il lettore venga a noi, troverà l’inatteso. O si è carne o si è pesce o si vivacchia. Chi vuol essere inattuale senza pagarne il prezzo si dedichi al gioco dell’oca. La carta ha conosciuto momenti migliori, con un eufemismo, ma non è fottuta. È questione di desiderio. La carta è come la pelle: la vuoi toccare. C’è ancora chi preferisce, a quelli pixelati, i capezzoli al naturale. E finché ci saranno lettori perversi e stampatori compiacenti, magari clandestini, ci si darà dentro. D’altro lato, pure l’ebook ha un suo erotismo, anche lo schermo va toccato. Mutano i feticci e – in fondo – un supporto vale l’altro: il mezzo è neutro. Conta l’affondo, la radicalità, il canto. La vera guerra è tra visione e oscurantismo. Chi vedrà vivrà. Intorno regna il caos. Molti, tra i più valorosi, cadranno. Alcuni si solleveranno. C’è un tempo per morire e un tempo per rinascere. Fino alla fine del mondo.
Paolo Priolo
editore e direttore responsabile di klat magazine
Tra i molti punti interrogativi che riguardano il presente e il futuro dell’editoria, c’è un bel punto esclamativo che in troppi fingono di non vedere: il supporto cartaceo è morto! È difficile ammetterlo fino in fondo, soprattutto tra gli editori, perché la scomparsa di qualcosa a cui siamo legati ci procura un certo sconforto. Così, facciamo i salti mortali per tenerlo in vita, con la scusa che c’è ancora un pubblico a cui piace un quotidiano, un magazine o un libro fatti di carta. In realtà, questo pubblico, sempre più minoritario, è molto meno legato alla carta di quanto gli editori vogliano fare credere. Di più: questo pubblico, specialmente quello più giovane, colto ed evoluto, cerca in modo spontaneo tutti i contenuti di cui ha bisogno attraverso i propri smartphone, tablet, ebook reader, pc, e solo incidentalmente, indotto da qualche rimanenza fisica, su supporto cartaceo. Spesso ci troviamo di fronte a una domanda residuale che non stimola l’offerta: al contrario, è l’offerta a farla sopravvivere. Come ha detto John Paton, CEO di Digital First Media, è il passato che mette in pericolo il futuro dell’industria editoriale. Un futuro che non avrà alcuna somiglianza con quello che siamo stati e che sarà solo digitale.
Giuliana Tammaro
organizzatrice di micro – festival di editoria indipendente
Quando ti trovi di fronte a un’edicola cosa pensi? Io penso che se l’editoria è in crisi, in buona parte, se lo merita. Azione-Reazione. Mentre da una parte si piange sull’ennesima testata sospesa o soppressa, dall’altra avviene il vero cambiamento, quello del web che, piano piano, accoglie infiniti contenuti a cui viene riconosciuta una crescente attendibilità verso quel miraggio che è la libera informazione. Ma l’amore per la carta non soffre la crisi e, anzi, ne trae vantaggio favorito dai costi di stampa sempre più abbordabili. Tra stampa in fotocopia, digitale, offset e risograph, fiorisce l’editoria indipendente, che prima di tutto risponde alle regole di chi sceglie il formato cartaceo per dire la sua. E fioriscono i festival a essa dedicati, momenti preziosi in cui poter incontrare tirature limitate o limitatissime, conoscere gli autori e le storie dietro a ogni pubblicazione. Per questo tipo di editoria non esiste il confronto sfavorevole con il web perché entrambe le realtà non potranno mai avere ciò che l’altra ha: da una parte una potenza di diffusione imparagonabile, dall’altra l’unicità dell’oggetto tangibile dove la carta si fa elemento essenziale e dell’esperienza il plus valore. Due mondi che non possono far altro che dialogare in sinergia.
Dario Salani
fondatore di prinp – editoria d’arte 2.0
L’editoria internazionale è immersa in una fase di profondo cambiamento strutturale. In pochi anni i modelli di business che si erano consolidati nel corso dei secoli sono stati totalmente rivoluzionati. In primis sono i lettori a essere cambiati: le tecnologie ne hanno modificato le abitudini di lettura, di acquisto, le aspettative, perfino la relazione con gli autori; inoltre, nuovi competitor sono entrati nel mercato, diffondendo nuove idee e prodotti. Gli editori di oggi creano ponti digitali con i loro clienti, utilizzano strumenti free, si alleano con altri partner e riorganizzano i processi produttivi e distributivi, portando così al centro della scena l’attitudine a sperimentare e innovare. Le piattaforme editoriali ad alto contenuto tecnologico (cross-media, self-publishing, print on demand, web-to-print) unite alle nuove pratiche di creazione letteraria (editoria condivisa, multi-autorialità, transmedia storytelling) offrono notevoli opportunità. Tuttavia il libro “analogico” tradizionale è uno dei migliori oggetti di design inventati dall’uomo: stampato e rilegato in alta qualità non scomparirà mai, sarà piuttosto un complemento ai formati digitali.
Giovanni Boccia Artieri
ordinario di sociologia dei new media e internet studies – università di urbino carlo bo
Quello che sta mutando nel mondo dell’editoria riguarda i tre momenti della produzione, della distribuzione e del consumo di contenuti editoriali e della relazione tra loro. Una prima dinamica in evoluzione ha a che fare con la disintermediazione tra produzione e consumo che troviamo nelle forme del self publishing, con autori che si autopubblicano e vendono direttamente ai propri lettori-fan secondo meccanismi di business diversi. Parallelamente la distribuzione risente dei meccanismi di filtraggio collaborativo online e dei consigli attraverso le reti di relazione nei social network che orientano la lettura e costruiscono il capitale di reputazione di chi pubblica. Le strutture editoriali tradizionali si trasformeranno sempre di più in piattaforme di marketing per gli autori e in strutture per il reputational brand dei contenuti dovendo gestire modelli di circolazione di prodotti transmediali e multipiattaforma.
Cristina Trivellin
direttore di d’ars – periodico di arti e culture contemporanee
L’editoria (micro e macro) sta vivendo un momento di crisi. Caratteristica dell’editoria online è la gratuità, l’accessibilità, l’abbattimento dei costi. Si tratta sicuramente di un’opportunità, anche se c’è il rischio della perdita di approfondimento insita nel “surfing” – caratteristica delle fasce più giovani – che può portare alla morte dell’oggetto cartaceo da portarsi ovunque, sottolineare, strappare, rileggere, conservare. Probabilmente le nostre strutture percettive si stanno lentamente adeguando all’apprendimento immediato e interattivo così come stanno cambiando le “narrazioni” online. Anche l’open source rappresenta una forte opportunità di cambiamento, ma ancora non si sono ben delineate forme tangibili di sostentamento. Come tutti i periodi di transizione, anche questo racchiude i semi del mutamento, delle pre-visioni: i formati digitali sono il presente e anche il futuro, ma dubito che la carta, soprattutto nell’editoria culturale, possa sparire definitivamente.
Salvatore Iaconesi e Oriana Persico
fondatori di art is open source e fake press
Quando si scrive un libro, si crea un mondo. Fino a “ieri”, gli autori descrivevano i loro mondi e li cristallizzavano in una forma finita, definitiva: il libro (o il cd, o l’oggetto di design). Oggi, il libro può esplodere e trasformarsi in una costellazione di elementi, disseminati in maniera transmediale attraverso carta, luoghi geografici, interazioni sociali, oggetti. Ognuno di questi può diventare un punto di vista, una modalità di fruizione o interazione con il mondo che vogliamo (de)scrivere. In tutto questo, i lettori sanciscono il proprio ruolo di agenti attivi e creativi, capaci di contribuire al mondo, di riscriverlo, e di usarlo quale piattaforma per esprimere la propria soggettività. Libri che esplodono. Autori che diventano creatori di piattaforme per l’espressione di quelli che erano i lettori, ma che non lo sono più, trasformati in performer. Com’è fatto un libro di questo tipo, emergente nel tempo/spazio, ubiquo e scritto da milioni di persone? It’s publishing, baby
Federica Boràgina e Giulia Brivio
fondatrici di boîte
L’editoria cambia continuamente, influenzata dai mezzi di riproduzione, di diffusione, dai mutamenti sociali. In questi ultimi 3-4 anni stiamo assistendo al ritorno alla carta stampata e alla tipografia: noi pieghiamo a mano boîtes dal 2009! Le “nuove tecnologie”, se si intendono pc e rete, hanno certamente modificato la struttura e la fruizione dell’articolo e della rivista, ma questo avveniva dieci anni fa. Oggi stanno nascendo i primi e-magazine d’arte, con testi mutevoli e interattivi, ma il cambiamento più significativo crediamo sia quello dovuto alla tecnologia della stampa digitale, sempre più rapida ed economica. Questa possibilità di self publishing implica un avvicinamento di critici e artisti al mondo della grafica e del design, un terreno insidioso, dove il rischio è quello di distrarsi nella cura della forma, piuttosto che concentrarsi sullo sviluppo del pensiero critico; l’unica soluzione per evitare i pericoli della superficialità informativa, secondo noi, dovrebbe essere la ricerca. Il timore è che il sovraccarico di scrittura e produzione porti alla scomparsa del lettore, abituato alla concentrazione breve insegnata dal web. Per noi è una sfida e un gioco appassionante.
a cura di Valentina Tanni
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #15
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