Urbanistica e architettura. È tempo di Biennale di Shenzhen

Inaugura domani 6 dicembre la “Bi-City Biennale of Urbanism\Architecture” di Shenzhen. Fino al 28 febbraio, la città cinese mette in cartellone il tema “Urban Border”.

La rifunzionalizzazione della fabbrica di vetri - Courtesy UABB

La rifunzionalizzazione della fabbrica di vetri – Courtesy UABB

Che il futuro dell’architettura contemporanea si stia giocando nel versante est del mondo è ormai un dato di fatto. Lo dimostrano le recenti architetture realizzate, lo supporta il clima di recessione economica che ancora persiste in Europa e Stati Uniti. Come ulteriore testimonianza, c’è un crescente interesse sollevato dai numerosi eventi di livello internazionale. Tra questi, la Biennale di urbanistica e architettura di Shenzhen, giunta alla quinta edizione. L’unica, a suo dire, che si occupa esclusivamente di temi legati all’urbanistica e ai fenomeni di urbanizzazione. E dove meglio della Cina per indagare questo fenomeno? Un Paese dove più della metà degli abitanti, quindi oltre mezzo miliardo, vive in città e si stima arriveranno al 75% entro il 2030. L’esodo dalle campagne verso le aree urbane rappresenta uno dei principali fenomeni sociali e le megalopoli con più di cinque milioni di cittadini sono oltre venti.
Il tema della Biennale di Shenzhen di quest’anno è Urban Border. Da un lato analizza i casi in cui a uno sviluppo urbano repentino corrisponde una certa genericità, dove la diversità e l’individualità risultano confinate. E dall’altro guarda a quegli spazi urbani interessanti, vissuti creativamente da gruppi di persone con stili di vita non convenzionali.
A supportare questa ricerca, le location scelte per accogliere le esposizioni sono proprio due edifici dimessi dell’area industriale di Shekou, nel distretto Nashan – la parte ovest della baia di Shenzhen – recuperati e riconvertiti per l’occasione. La prima è l’ex fabbrica di vetri in disuso dal 2009 e il secondo è un magazzino abbandonato nei pressi del porto. Qui ampio spazio sarà lasciato alle diverse interpretazioni artistiche, socio-culturali e architettoniche del tema. Mentre, tra le due location, una strada lunga due chilometri rappresenterà il viaggio dal passato al futuro, facendo scoprire al visitatore le altre possibili opportunità di rigenerazione urbana della città si Shenzhen.

La rifunzionalizzazione della fabbrica di vetri - Courtesy UABB

La rifunzionalizzazione della fabbrica di vetri – Courtesy UABB

I curatori di questa edizione sono divisi in due team. Il primo, che si occuperà dell’ex fabbrica e della “connecting road”, è costituito dall’olandese Ole Bouman, ex direttore del Nai di Rotterdam e noto storico e critico di architettura. Il secondo è composto dall’architetto e urbanista cinese Li Xiangning e da Jeffrey Johnson, architetto statunitense, professore alla Columbia e fondatore del China Lab.
Secondo Bouman, “questa città può diventare un laboratorio per il futuro cambiamento della Cina, un’area culturale. Dalla sua posizione sul delta è ben connessa al mondo ed è matura per trasformarsi. Shenzhen è sul punto di esplorare l’ignoto e per farlo ha bisogno di creatività e rischio. Per questo abbiamo deciso di trasferire la Biennale verso i nuovi confini urbani. Quello che ci si deve chiedere è che tipo di valore può essere trovato qui e se non viene trovato come può essere creato”. Un approccio senz’altro empirico, che suscita curiosità. Per visitarla c’è tempo fino al 28 febbraio. E tra gli italiani: Alessandro Carboni e lo studio stARTT.

Zaira Magliozzi

http://en.szhkbiennale.org/

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Zaira Magliozzi

Zaira Magliozzi

Architetto, architecture editor e critico. Dalla sua nascita, fino a Marzo 2015, è stata responsabile della sezione Architettura di Artribune. Managing editor del magazine di design e architettura Livingroome. Corrispondente italiana per la rivista europea di architettura A10. Dal 2006…

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