Le ottantuno opere del Centre Pompidou in trasferta al Palazzo Reale evidenziano evoluzioni e continuità nella rappresentazione dell’individuo durante il “secolo breve”: una storia di divisione più che di compattezza dell’identità, in cui si intersecano le rivoluzioni formali con quelle storiche e culturali.
L’irruzione della psicanalisi è uno dei primi detonatori, e dall’ideale dell’uomo nuovo si cade nell’io diviso. La prima sezione s’intitola I misteri di un’anima, come un film del 1929 di Georg Pabst sulla psicanalisi, appunto. Il volto e il corpo sono offerti in pasto a chi guarda senza idealizzazioni, riconoscendo il legame tra sessualità e morte. Nel quadro che apre la mostra, Rossetto (1910) di Františep Kupka, la protagonista contiene tutte le contraddizioni: assieme femminile e autoritariamente mascolina, prostituta e rispettabilmente borghese. Il dolente Ritratto di Lucie Kahnweiler di André Derain sembra gettare uno sguardo su ciò che si è perso, le gabbie ma anche la stabilità di una società predeterminata. E come appendice della prima sezione giungono i lavori di Elizabeth Peyton, che ritrae i principi Harry e William, e di John Currin (La marocchina, 2001).
La parte sull’autoritratto riunisce su un’unica parete un’accoppiata Bacon-Music e propone opere di Delaunay, Vlaminck, Puni, oltre a un Severini ecumenico tra Cubismo e Futurismo.
La sala più bella appartiene però alla sezione Il volto alla prova del formalismo, che analizza l’affondo delle Avanguardie nel deformare ogni canone con sculture di Lipchitz, Csáky, Brancusi, Matisse, Laurens (riunite a centro sala) e Gonzàlez, uno dei veri grandi innovatori del secolo.
Nella stessa sezione, le maschere primitiviste di Derain e la Maggy di Raymond Duchamp-Villon, un bel Valerio Adami del 1980-81 (Thorvaldsen), un densissimo, pastoso Ritratto di donna del 1938 di Picasso. E uno dei due ritratti in mostra che raffigurano proprio Picasso, qui il bronzo di Pablo Gargallo del 1913 e più avanti nel percorso il curiosissimo olio di Valentine Hugo (1934-1948).
La sala sul Surrealismo raccoglie Lo stupro di Magritte, un oscuro Mirò del 1935 e un ibrido uomo-macchina-insetto di Ernst. Un volto sfregiato di Fautrier apre la parte su Caos e disordini, dove irrompono le sofferenze dell’Esistenzialismo (Giacometti, ancora Bacon) e il caos anarchico dell’Art brut (Dubuffet), due Picasso, un Saura e un Baselitz.
E si finisce con l’epoca dei “nuovi realismi”, nella sezione Dopo la fotografia che raccoglie tra l’altro uno stupendo nucleo di opere che si aggirano attorno al pop, con Erró, Jacquet, Rancillac, Raysse.
Stefano Castelli
Milano // fino al 9 febbraio 2014
Il volto del ‘900. Capolavori dal Centre Pompidou
a cura di Jean-Michel Bouhours
Catalogo Skira
PALAZZO REALE
Piazza Duomo 12
02 92800375
www.ilvoltodel900.it
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