Milano, laboratorio della didattica museale
“EducationLab. Percorsi di formazione dei giovani alla contemporaneità attraverso l'arte”. Il sottotitolo dell’evento svoltosi a Milano è suggestivo e importante. Il linguaggio della didattica dell’arte sta infatti cambiando, così come la rete di agenzie educative sembra ampliarsi sempre di più. Ne parliamo con Giulio Verago.
Come e da chi è nata l’idea di EducationLab?
È un’iniziativa del dipartimento educazione di Docva, del Centro di documentazione di Careof e di Viafarini, e da un lungo lavoro di networking svolto da Patrizia Brusarosco con diversi partner coinvolti. Il dipartimento education di Docva si avvale della collaborazione di professionisti qualificati della didattica attraverso l’arte – Antonella Orlando, Marta Motterlini, Marta Bianchi e il sottoscritto – ed è attivo dal 2008 nell’organizzazione di laboratori didattici legati all’arte contemporanea e attività di formazione per pubblici diversi.
EducationLab è stato reso possibile dalla partnership strategica con la Facoltà di Arti Mercati e Patrimoni della Cultura dell’Università IULM, che sin dall’inizio ha contribuito a sviluppare la parte teorica, di riflessioni e seminari, che ha seguito la prima parte di laboratori realizzati alla Fabbrica del Vapore.
L’immagine che emerge dall’attuale panorama italiano è quella di una rete della didattica dell’arte contemporanea sempre più consistente e condivisa…
Il tema dell’educazione attraverso l’arte contemporanea in Italia conta occasioni sempre più numerose di riflessione e finalmente uno spazio crescente anche nei media. L’Italia sconta un’arretratezza rispetto allo scenario europeo. Se confrontata con la rete di networking britannica Engage o con il portale elvetico Mediazione culturale, che rappresentano best practice a livello internazionale, la situazione italiana manca ancora del necessario coordinamento.
EducationLab mira proprio a istituire una piattaforma italiana per spingere il dibattito intorno al tema e sensibilizzare le istituzioni che lo governano, sulla necessità di promuovere gli artisti che lavorano sul tema dell’educazione, sui dipartimenti didattici delle realtà museali e sulla rete di operatori che possono formare la classe docente.
Novità rispetto a un eccellente precedente come ZonArte di Torino è il forte coinvolgimento di molti artisti. Com’è andata?
EducationLab ha voluto rappresentare attraverso workshop e giornate di approfondimento teorico l’incrocio tra pubblici diversi, e la presenza degli artisti ha caratterizzato tutta l’iniziativa. Il coinvolgimento è stato diretto fin dalla preparazione dei laboratori da parte dei dipartimenti didattici delle istituzioni coinvolte e dagli operatori. Ci si è infatti avvalsi della collaborazione con artisti quali Maia Sambonet, che ha ideato un laboratorio assieme al dipartimento didattico di Docva; di Ettore Favini, che ha collaborato con l’iPAC del Liceo Bruno Munari di Cremona; l’artista Francesca Marconi; e ancora Dino Ferruzzi e Pasquale Campanella, nella doppia veste di artisti e docenti.
Una parte significativa delle attività ha comunque coinvolto artisti quali danzatori e performer che hanno arricchito il quadro. Gli artisti sono stati protagonisti anche delle giornate di studio allo IULM grazie all’open call rivolto agli artisti dell’archivio Docva, che ha fatto emergere una scena di giovani la cui ricerca si arricchisce attraverso il contatto con il mondo della scuola (e viceversa).
Insomma, la città di Milano sembra aver risposto bene… Si può già parlare di EducationLab 2?
Sono allo studio forme di collaborazione che permettano di ampliare ulteriormente la rete di partnership, estendendola a nuove realtà.
Annalisa Trasatti
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