Senatori che mantengono le promesse? Almeno uno c’è: Renzo Piano assume sei architetti finanziati dal suo stipendio di senatore a vita. E lo fa in silenzio…
Detto fatto. Ha mantenuto le promesse, Renzo Piano, che devolverà il suo stipendio da senatore a sei giovani progettisti selezionati tramite un bando anonimo su internet. Per evitare troppo clamore e mantenere un profilo basso – tipico dell’architetto genovese – il concorso non faceva trapelare un tale esito. Una sorpresa appena svelata nella sede della […]
Detto fatto. Ha mantenuto le promesse, Renzo Piano, che devolverà il suo stipendio da senatore a sei giovani progettisti selezionati tramite un bando anonimo su internet. Per evitare troppo clamore e mantenere un profilo basso – tipico dell’architetto genovese – il concorso non faceva trapelare un tale esito. Una sorpresa appena svelata nella sede della Fondazione Renzo Piano a Vesima, dove si é tenuta la prima riunione del gruppo di lavoro chiamato G124, in riferimento al numero della stanza del senatore a vita a Palazzo Giustiniani, e dove i sei hanno firmato i contratti annuali finanziati dallo stipendio di Piano.
Tra oltre 600 candidati sono stati scelti sei architetti, tutti rigorosamente under 40, tre donne e tre uomini provenienti da tutta Italia. Sono Francesco Giuliano Corbia di Alghero, Eloisa Susanna da Cosenza, Michele Bondanelli di Argenta (Fe), Federica Ravazzi da Alessandria, Francesco Lorenzi di Roma e Roberta Pastore da Salerno. Lavoreranno su progetti di recupero e rivitalizzazione delle periferie italiane e saranno coordinati da tre tutor, l’ingegnere Maurizio Milan e gli architetti Mario Cucinella e Massimo Alvisi, che con Renzo Piano hanno un trascorso di collaborazioni.
Un’occasione unica, da un lato per giovani progettisti di lavorare su temi concreti ed avere così una chance per crescere e mostrare il proprio talento. E dall’altra per la politica di impegnarsi, finalmente, e prendere in considerazione proposte e idee che, per ora solo potenzialmente, potrebbero ridare dignità alle nostre periferie.
– Zaira Magliozzi
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