Il senso di Stefano Cagol per il ghiaccio. Nuova installazione video dell’artista trentino, frutto di una residenza in Finlandia: ecco le prime immagini
C’è poco da fare, lui lontano dal ghiaccio non ci riesce a stare. Lo scorso anno dette il via nel Vajont a una performance itinerante che lo condusse fino al Circolo Polare Artico, alla Triennale di Barents. E il ghiaccio lo portò pure – impresa non da poco, viste le temperature – alla Biennale di […]
C’è poco da fare, lui lontano dal ghiaccio non ci riesce a stare. Lo scorso anno dette il via nel Vajont a una performance itinerante che lo condusse fino al Circolo Polare Artico, alla Triennale di Barents. E il ghiaccio lo portò pure – impresa non da poco, viste le temperature – alla Biennale di Venezia di Gioni, con il progetto Ice Monolith, nell’ambito del Padiglione delle Maldive.
Stiamo parlando – molti l’avranno capito – di Stefano Cagol, che ora, per non perdere il contatto con il ghiaccio, se n’è andato per un paio di mesi in Finlandia, per una residenza al Drake Arts Center di Kokkola, invitato dalla prestigiosa Nordic Art School. Fra i lavori prodotti, l’installazione video Scanning the borders, nella quale l’artista trentino riattiva metaforicamente un faro, quello di Harrinniemi, fermo da qualche decennio, nell’ambito di una riflessione sui confini fisici e mentali fra acqua, cielo, notte. L’opera viene presentata con un talk e una proiezione proprio a Kokkola, fra giovedì 9 e venerdì 10 gennaio: Artribune ve la anticipa con una serie di still…
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