Sabrina Mezzaqui incontra i “meditanti” negli spazi della Pilotta di Parma. Leggere, ascoltare, mettersi all’opera: un percorso collettivo, per progettare nuova arte nel Teatro Farnese
Ogni quindici giorni un gruppo di donne, con sporadiche e gradite presenze maschili, si raccolgono nella sala Bocchi della Galleria Nazionale di Parma. Sono “meditanti”, hanno scelto di intraprendere un processo di introspezione e di riflessione, coltivando “un’attenzione quieta alla realtà e una sensibilità paziente”. In regia Sabrina Mezzaqui, protagonista del progetto ideato dalla Soprintendenza […]
Ogni quindici giorni un gruppo di donne, con sporadiche e gradite presenze maschili, si raccolgono nella sala Bocchi della Galleria Nazionale di Parma. Sono “meditanti”, hanno scelto di intraprendere un processo di introspezione e di riflessione, coltivando “un’attenzione quieta alla realtà e una sensibilità paziente”. In regia Sabrina Mezzaqui, protagonista del progetto ideato dalla Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici, che le guida attraverso una pratica artistica connotata da lentezza, pazienza, ripetizione e silenzio. Lo scopo, infine, quello di arrivare a un’opera d’arte collettiva che coinvolga la cittadinanza e metta al centro la Pilotta, l’imponente edificio farnesiano contenitore della stessa Galleria, del Teatro Farnese, della Biblioteca Palatina, del Museo Archeologico e di tante istituzioni legate alla tutela e alla conservazione dei beni culturali.
Con una modalità che è propriamente contemporanea, Sabrina Mezzaqui intende instaurare una relazione profonda con persone che non conosce, seguendo il fil rouge dei luoghi che connotano una città spaccata intorno a differenti logiche di valorizzazione delle proprie glorie artistiche: il percorso è quello di un progetto pubblico dal forte carattere performativo, a cui possono assistere i visitatori del museo, accogliendo di volta in volta presenze nuove, in un dialogo senza soluzione di continuità.
Da molti anni il lavoro dell’artista è fatto di volti, presenze – “sia visibili (scrittori, poeti, …), sia invisibili (tutte le persone con cui collaboro alla realizzazione delle opere)” – e il suo processo manuale di ritaglio, ricamo, cucito, fino alla costruzione minuziosa di origami, assomiglia da vicino a una preghiera collettiva recitata con le mani o, riprendendo il tema della meditazione, a un mandala di sabbia che presuppone un rito effimero, leggero.
E se l’arte che si fa laboratorio talvolta si trasforma in un’operazione costruita, “come se il pubblico non fosse più in grado di osservare e l’estetica non avesse più niente da dire”, con il duo Sabrina Mezzaqui-Mariella Utili (Soprintendente e prima promotrice del progetto) la riflessione sta assumendo uno spessore inedito, fatto di costanza e di ascolto.
Artribune seguirà gli incontri dei meditanti, intrufolandosi nel prossimo – il quarto – fissato per il 15 gennaio e scoprendo come si sviluppa un’idea collettiva: osserveremo i cittadini mettersi in opera e i legami che si creeranno tra loro e con l’artista, sensibile pilota di un’armata pacifica che intende rendere aperta e permeabile la fortezza della Pilotta. Attraverso la bellezza.
– Marta Santacatterina
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