Martin Creed, minimale e radicale. In mostra alla Hayward Gallery

Adrian Searle visita la mostra londinese di Martin Creed, insieme all'artista. Un excursus di una carriera lunga e brillante, tra opere piccole o monumentali, sempre orientate al senso dell'ironia, al gusto della sorpresa e alla passione per i sottili capovolgimenti

Quando il concettuale si fa ironico, impertinente, ludico, seducente e provocatorio. Quando cadono inibizioni, categorie, significati manifesti e direzioni rassicuranti. E quando, tuttavia, alla sorpresa non corrispondono nè lo shock, nè lo sgomento, ma una certa leggerezza ambigua, una condizione emotiva irrisolta, tanto lieta quando inquieta. In altre parole: Martin Creed.
Da circa vent’anni sulla scena, Creed è uno dei baronetti dell’arte britannica a cavallo tra i due millenni: già nel 2001 vinceva il Turner Prize, conquistandosi un posto d’onore nell’Olimpo dei mid career internazionali più quotati, continuando a tessere le maglie di una carriera priva di tentennamenti e battute d’arresto.
Oggi, a 46 anni, Creed viene celebrato da una grande mostra alla londinese Hayward Gallery – What’s the point of it? – una retrospettiva che raduna una buona quantità di suoi progetti, tra i più noti, curiosi, sorprendenti, capaci di raccontare specificità ed evoluzioni di una ricerca figlia di questo tempo – nelle maniere, nei codici, nelle attitudini – e insieme dotata di una cifra personale, riconoscibile.

Martin Creed, Work No. 1092,  2011, neon bianco, acciaio

Martin Creed, Work No. 1092, 2011, neon bianco, acciaio

C’è il volume di palloncini bianchi in cui inabissarsi, facendosi largo e provando a respirare, tra regressione infantile e claustrofobia incipiente; c’è la monumentale scritta a neon “Mothers”, scultura pubblica roteante, tanto incombente quanto celebrativa: un monumento con vocazione classica, che annienta ogni residuo di dolcezza implicito nel nome e nell’idea. E ancora c’è la Ford berlina, parcheggiata in terrazza, che all’improvviso prende vita: le porte si aprono, il motore s’accende, il clacson iniziana suonare. E l’ignaro visitatore non si risparmia un balzo per aria: manco fosse un mix tra una candid camera, un racconto horror-cyberpunk e una puntata di Supercar. E ci sono, immancabili, i suoi metronomi modificati, strumenti per una scansione del tempo scoordinata e irrazionale. E poi erezioni immortalate da una camera fissa, falliche file di cactus disposte in armoniche sequenze geometriche, piramidi di carta igienica e tutta una serie di invenzioni da indomito bricoleur con la passione per gli oggetti comuni e le grammatiche nascoste del quotidiano. Radicale e minimale, sempre.
In questo video Martin Creed porta in visita alla Hayward Gallery Adrian Searle, critico d’arte del Guardian. Una preview speciale, appena prima dell’opening. Da sbriciare, nell’attesa di fare un salto a Southbank. Fino al 27 aprile 2014.

Helga Marsala

www.southbankcentre.co.uk

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

Scopri di più