Vittima di overdose: addio a Philip Seymour Hoffman
Era uscito da un centro di disintossicazione venerdì scorso. Ricaduto nel tunnel della droga dopo 23 anni di astensione, Philip Seymour Hoffman è stato trovato morto nel bagno della sua casa di New York. Ancora un omaggio per un grande attore.
È stato trovato nella sua casa al 35 di Bethun Street nel Greenweech Village di Manhattan. Secondo il Wall Street Journal aveva ancora ago della siringa e tampone emostatico sul braccio. Tuttavia la teoria dell’overdose non è confermata.
Tra i più blasonati attori degli ultimi venti anni, capace di grande versatilità, Philip Seymour Hoffman (Fairport, 1967 – New York, 2014) aveva esordito negli Anni Novanta con film come Scent of a Woman per poi affermarsi in ruoli via via più importanti, a partire dalla collaborazione con Paul Thomas Anderson (Sidney, 1996), di cui diventerà uno degli attori feticcio. Dopo aver partecipato a film dei fratelli Coen (Il grande Lebowski), Todd Solondz (Happiness), Antony Minghella (Il talento di Mr Ripley) e Spike Lee (La 25° ora), la vera consacrazione arriva con l’Oscar per l’interpretazione di Trumane Capote nel film omonimo del 2005.
Candidato come miglior attore non protagonista di La guerra di Charlie Wilson e Il Dubbio, si dedica inoltre all’attività teatrale, facendo incetta di riconoscimenti anche sui palchi di Broadway. Nel frattempo colleziona una serie di ruoli con Anderson (Boogie Night – L’altra Hollywood, Magnolia, Punch Drunk Love, Ubriaco d’amore) fino alla terza candidatura all’Oscar per The Master (2013). L’ultima volta in Italia si era visto interpretare Plutarch Heavensbee in Hunger games: La ragazza di fuoco, ruolo in cui lo ritroveremo nel prossimo episodio della saga in uscita nel 2014. Adesso la produzione dovrà trovare un sostituto per il quarto episodio, sempre della stessa saga, le cui riprese sarebbero cominciate a breve.
Fuor di retorica, la dipartita di Philip Seymour Hoffman lascia un grande vuoto nel pantheon hollywoodiano: la specificità del personaggio, l’intensità del suo sguardo di ghiaccio in un fisico corpulento e lattescente, lo sguardo folle e malinconico sempre un po’ sopra le righe (vedi il conte nel cult I Love Radio Rock) sono insostituibili. Così, mentre the show must go on, i produttori piangono gli incassi che non potranno più fare, gli amici registi rimpiangono le interpretazioni che non potranno più avere, i suoi fan i film che non vedranno mai. Un lutto che un cinefilo non vorrebbe mai dover affrontare.
Federica Polidoro
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