La sorprendente e affascinante Allison Schulnik nasce a San Diego ma vive a Los Angeles, mentre a New York ha appena presentato la sua seconda personale e il suo quarto film d’animazione dal titolo Eager, insieme ad alcuni lavori su carta, dipinti e sculture in ceramica correlate alla creazione di questa “clayanimation” (gli States possono vantare una lunga tradizione di questo tipo di film, realizzati in stop motion con personaggi che si animano grazie a un artista che ne modella le fattezze in argilla).
Si tratta del video più lungo che ha fatto finora (più di otto minuti, dove la sola a mettere mano all’opera d’arte è stata appunto Allison) e si impernia sul tema della danza (materia che l’artista ha studiato in prima persona), con chiari riferimenti a figure come Pina Bausch, Isadora Duncan e Loie Fuller, ma senza una vera e propria struttura narrativa portante, nonostante abbia un inizio, uno sviluppo e una fine. Piuttosto, ciò su cui si focalizza lo sguardo dello spettatore durante la contemplazione di questo piccolo gioiello è la materia informale e quasi informata delle immagini, che si impongono per forza bruta, quasi espressionista, delle forme, veicolando comunque un senso di innocenza arcaica e ancestrale. La fluidità degli elementi rappresentati si articola in un mondo organico dove fiori, piante, animali ed esseri umani convivono in un continuum coreografico e la colonna sonora del compositore Aaron M. Olson si sposa in maniera poetica e perfettamente in linea con il testo visivo.
Allison è in grado di interpretare e celebrare il mutamento in quanto costante insita nell’esistenza con una voce unica nel panorama artistico contemporaneo. La freschezza del suo messaggio è evidente nella grazia dei movimenti dei 65 pupazzi costruiti in creta, tessuto, filo, legno, vernice e colla, che Allison ha manipolato personalmente, definendo ogni elemento nel minimo dettaglio e lavorando per più di tredici mesi nel suo studio di Los Angeles.
Tra i lavori presenti alla mostra anche uno splendido Hobo clown, personaggio che ha fatto parte del video del 2008 del gruppo americano Grizzly Bear, che in questo contesto invece prende il nome di St Lous Man e si aggira per un’ideale foresta fittissima di vegetazione, con la sua espressione triste e interrogativa. Sempre per i Grizzly Bear nel 2009 crea Ready able, mentre nel 2011 aveva stupito con il sensazionale Mound.
Schulnik affronta quelle che chiama “le cose ovvie – il bisogno, la speranza, la tristezza, il desiderio, il disordine e l’ auto-assorbimento –” della vita, con un linguaggio visivo visionario e ricco di eco tematiche, che giocano a ripetersi nella serie dei video realizzati finora nella sua carriera (oltre ad essersi già fatta strada nell’ambito delle gallerie internazionalmente riconosciute, presto il suo Eager farà parte di uno show presso il museo The Wadsworth Atheneum in Hartford nel Connecticut, ma in passato ha anche lavorato per il Laguna Art Museum, il Nerman Museum e l’Oklahoma City Museum of Art).
Ciò che si può affermare con certezza è che questo giovane talento possiede tutte le carte in regola per continuare a produrre capolavori in movimento con una capacità espressiva particolarmente intensa e del tutto singolare, in grado di catturare l’interesse dello spettatore in maniera del tutto inattesa.
Diana Di Nuzzo
New York // fino al 22 febbraio 2014
Allison Schulnik – Eager
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