Percorsi scultorei a Roma, tra design e architettura
Museo delle Mura, Roma – fino al 16 marzo 2014. Una collettiva che testimonia la pluralità degli esiti formali a cavallo tra il finire del XX e gli inizi del XXI secolo. Con rielaborazioni contemporanee e personali che devono molto alla commistione dei linguaggi di ieri. A partire dall’architettura radicale degli Anni Sessanta, ma non solo.
La ricerca di Marco Tirelli risente di un gusto per la citazione pienamente postmoderno: il suo dittico in ottone riproduce un’architettura urbana miniaturizzata, in cui prevalgono le forme elementari, con alcune porzioni incomplete o frammentarie. Già l’architettura radicale degli anni Sessanta aveva introdotto questi caratteri di liberante leggerezza sperimentale nel campo della creatività, un eclettismo scaturito dal nuovo modo di considerare l’architettura: un modo che apriva alla contaminazione interdisciplinare tra i linguaggi delle diverse arti visive, abbandonando il campo della funzionalità a vantaggio delle istanze espressive. Non a caso, nello stesso ambiente, è esposta anche la sedia fiorita di Vittorio Corsini, in vetro e acciaio: pezzo di un arredo volutamente inutilizzabile, essa diventa semmai l’elemento di sostegno di una natura che sboccia (i fiori alle estremità), con un effetto sorpresa e un piglio ironico-ludico che guardano al fantasioso neo-design degli anni Ottanta. L’opera di Carlo Guaita rappresenta un segmento decontestualizzato di una struttura architettonica: una trave appoggiata al muro, avulsa dal contesto che le è proprio, isolata e dunque, ancora una volta, priva di funzionalità.
Il percorso prosegue con Eugenio Giliberti, che espone una grande lente rossa specchiante realizzata ad encausto che, pur abitando lo spazio, non si relaziona davvero con esso, creando la sensazione di una presenza enigmatica, non pienamente decodificabile. La configurazione circolare dell’opera richiama certi elementi chiusi ed ermetici caratteristici del design degli anni Sessanta. Anche Sogno infrangibile di Daniela de Lorenzo mantiene tali caratteristiche, evocando atmosfere di sapore surrealista: le mani sospese nell’aria, appese a un filo cerato, rimandano a certe porzioni anatomiche isolate di magrittiana memoria (e non solo). La terza e ultima sala ospita forme baroccheggianti e minimali: in Ratto di Europa Alfredo Pirri reinterpreta, in chiave attuale e stilizzata, gli andamenti contorti e dinamici tipicamente barocchi, anche in relazione alla concitazione dell’episodio mitico; in questo contesto la doppia lastra lignea con l’inserto metallico di Nunzio funge da contraltare statico e minimalista, in una direzione di segno decisamente antitetico.
Giulia Andioni
Roma // fino al 16 marzo 2014
Scultura oltre le mura
a cura di Ludovico Pratesi
MUSEO DELLE MURA
Via di Porta San Sebastiano 18
06 0608
www.museodellemura.it
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