Morto a 77 anni Jan Hoet, critico d’arte partito dal Belgio alla conquista del mondo. “Laureato” a Documenta Kassel nel 1992, guardava al futuro con la sua BiennaleOnline…
L’annuncio – ormai capita sempre più spesso – l’ha dato il Primo Ministro belga in persona, Elio Di Rupo, con un laconico ma sentito tweet: “Le monde culturel belge a perdu un père. Mes sincères condoléances à la famille et aux amis de Jan Hoet”. Già, la notizia di oggi è questa: all’Ospedale Universitario di […]
L’annuncio – ormai capita sempre più spesso – l’ha dato il Primo Ministro belga in persona, Elio Di Rupo, con un laconico ma sentito tweet: “Le monde culturel belge a perdu un père. Mes sincères condoléances à la famille et aux amis de Jan Hoet”. Già, la notizia di oggi è questa: all’Ospedale Universitario di Gent, dove era ricoverato da metà febbraio, all’età di 77 anni si è spento Jan Hoet, critico d’arte alla guida in passato di musei come lo SMAK di Gent e del MARTa Herford, e curatore di Documenta IX nel 1992 a Kassel. Nato a Lovanio il 23 giugno 1936, giunse giovanissimo, non ancora quarantenne, alla guida dello SMAK, il museo della sua città, che portò a livelli di notorietà internazionali.
Alla sua lunga ed ecumenica carriera dedicheremo presto un approfondimento: ci limitiamo in questa sede ricordare le ultime occasioni avute di incontrarlo. Nel 2012 Sara Cosulich Canarutto lo chiamò – assieme a Vicente Todolí, Joanna Mytkowska e Vasif Kortoun – a far parte del comitato scientifico della sezione Back to the future, alla fiera torinese Artissima. E a confermare l’approccio sempre eclettico alle liturgie dell’artworld, lo scorso anno fu Hoet a lanciare la prima BiennaleOnline, mostra di altissimo profilo – con uno staff curatoriale ricco di nomi come quelli di Daniel Birnbaum, Fulya Erdemci, Yuko Hasegawa, Adriano Pedrosa e Nancy Spector – allestita esclusivamente in internet…
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