Americano per anagrafe, mezzo italiano per ispirazione. Il grande architetto Peter Eisenman vince il premio alla carriera Piranesi Prix de Rome
È considerato l’erede formale e spirituale di Giuseppe Terragni (uno dei padri del razionalismo italiano), e si è sempre contraddistinto per l’approccio concettuale all’architettura e per il suo essere stato, ancor prima che progettista, un fine teorico. Parliamo di Peter Eisenman, architetto statunitense, classe 1932, al quale il 10 marzo sarà consegnato alla Casa dell’Architettura […]
È considerato l’erede formale e spirituale di Giuseppe Terragni (uno dei padri del razionalismo italiano), e si è sempre contraddistinto per l’approccio concettuale all’architettura e per il suo essere stato, ancor prima che progettista, un fine teorico. Parliamo di Peter Eisenman, architetto statunitense, classe 1932, al quale il 10 marzo sarà consegnato alla Casa dell’Architettura all’Acquario Romano il premio alla carriera Piranesi Prix de Rome. Complesso e cerebrale, sia negli scritti (le sue fonti di ispirazione spaziano da Friedrich Nietzsche a Noam Chomsky, da Jacques Derrida a Gilles Deleuze) che nelle realizzazioni, Eisenman – che terrà per l’occasione una lectio magistralis – ha indagato l’intimo rapporto tra forma e significato in architettura, sviluppando le teorie del forming/spacing/blurring. Venuto alla ribalta nel 1967, grazie alla fortunata mostra del MoMA The New York Five, curata da Arthur Drexler – con lui anche Micheal Graves, Charles Gwathmey, John Hejduk e Richard Meier – e poi affermatosi come architetto decostruttivista, è noto soprattutto per la serie di residenze private – House II, House VI, House X – costruite in America tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta. Professore presso le principali università mondiali (Cambridge, Princeton, Harward, L’illinois Institute of Chicago, lo IUAV, lo Zurich ETH, Yale) nonché fondatore dell’Istituto per l’Architettura e gli Studi Urbanistici (IAUS), è oggi impegnato nel completamento del controverso progetto per la Città della Cultura della Galizia a Santiago de Compostela, Spagna.
Profondamente legato all’Italia e a Roma, dove già nel 1976 ha ricevuto il prestigioso riconoscimento Roman Prize Fellowship dell’American Academy, nel 2003 la laurea ad honoris causa presso la Sapienza e nel 2004 il Leone d’oro presso la Biennale di Venezia, Eisenman vi torna per prendere un premio importante, che chiude il cerchio. Il Piranesi Prix de Rome è stato istituito nel 2003 ed è giunto alla sua XI edizione. Il suo obiettivo principale è “restituire all’architettura il suo intimo legame con l’archeologia, e di ridare un senso umanistico alla didattica universitaria ed alla ricerca scientifica, ponendosi programmaticamente e ideologicamente in continuità con la tradizione del Grand Prix de Rome, il celebre riconoscimento annuale all’alta formazione classica degli architetti francesi, istituito nel 1713 dall’Académie Royale d’Architecture”. Con lui si può affermare che immaginazione, percezione, sensazione, speculazione intellettuale e riferimenti linguistici trovano la giusta collocazione dialettica tra interiorità ed esteriorità del progetto di un’architettura leggermente fuori fuoco, perché, a differenza di altre discipline, essa è in grado di dare un corpo fisico alla visione, per quanto complessa essa sia.
– Giulia Mura
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