L’Italia che si arrende: “Non siamo in grado di spendere i soldi europei per Pompei”. Mancano muratori e carpentieri, ma gli uffici traboccano di architetti
È bastato un giorno, al nuovo Soprintendente di Pompei Massimo Osanna, per arrendersi. “Credo che sarà difficile spendere i 105 milioni di euro destinati dall’Ue ai restauri previsti nel Grande Progetto Pompei entro il prossimo anno. Serve una proroga”. Tradotto: il problema dell’Italia non è la crisi, non è la pioggia che fa crollare i muri, non […]
È bastato un giorno, al nuovo Soprintendente di Pompei Massimo Osanna, per arrendersi. “Credo che sarà difficile spendere i 105 milioni di euro destinati dall’Ue ai restauri previsti nel Grande Progetto Pompei entro il prossimo anno. Serve una proroga”. Tradotto: il problema dell’Italia non è la crisi, non è la pioggia che fa crollare i muri, non è l’enorme quantità di beni artistici che ne rende difficile la gestione, non è neppure la mancanza di risorse. Tutti pretesti. Il problema dell’Italia è l’Italia. Abbiamo un cospicuo finanziamento comunitario che potrebbe se non risolvere, certamente mettere sulla retta via gestionale l’area archeologica più famosa e anche più disastrata del globo, ma facciamo di tutto per riuscire a non utilizzarlo. Con la conseguenza che l’Ue – l’ha fatto anche ieri – continua ad additarci come inaffidabili, irrecuperabili cialtroni. E ci multa, e ci priva giustamente di ulteriori aiuti girando le risorse (in gran parte nostre visto che siamo tra i primi tre contribuenti dell’Unione) a paesi più efficaci a impiegarle.
Per l’ennesima volta, qui non si tratta di Renzi o di Grillo, di Berlusconi o di Monti, di Bondi, di Bray o dello sfortunato Franceschini. Si tratta dell’irrisolvibile ignavia italiana del gattopardesco – ci si perdoni la citazione consunta, ma quanto mai pertinente – “perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Ovvero nulla cambi. Tornando a Pompei, l’ennesimo paradosso l’ha poi spiegato il direttore generale delle antichità Luigi Malnati: sono stati assunti architetti e archeologi, per affrontare l’emergenza, quando invece qui mancano falegnami, muratori, carpentieri. Quindi, gli uffici traboccano di personale, ma non c’è nessuno che possa – con i soldi di Bruxelles – rimettere a posto i muretti crollati, scavare fossati per governare le acque, pulire gli scarichi. Però esiste una norma – perché l’Italia non si limita a non fare, quando fa, fa cose ridicole – che vieta di affidare questi lavori a ditte esterne. Risultato? Impossibilità tecnica di operare. Se ci si muove, se si fa, si è contro legge. E Pompei continua a crollare, l’Europa si incazza, il Mondo non capisce e noi gridiamo che è tutta colpa della crisi…
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati