Milano Updates: ecco tutte le foto dell’Hotel Splendor appena chiuso a Via Varese. E poco importa che sia tutta una fantastica invenzione
Un hotel aperto tanti anni fa, in questo angolo della Vecchia Milano che non è più Brera, ma che di certo non è ancora periferia. Zona piena di studi d’artista, e dunque ovvio che l’hotel, lo Spendor – semplicemente “L’Hotel” per gli abitanti della zona Garibaldi a Milano – diventasse un ricettacolo esplosivo di artisti, […]
Un hotel aperto tanti anni fa, in questo angolo della Vecchia Milano che non è più Brera, ma che di certo non è ancora periferia. Zona piena di studi d’artista, e dunque ovvio che l’hotel, lo Spendor – semplicemente “L’Hotel” per gli abitanti della zona Garibaldi a Milano – diventasse un ricettacolo esplosivo di artisti, intellettuali, politici, industriali, galleristi bellimbusti e dame in cerca di dote o di avventure. Chi per un drink, chi per una partita a biliardo, chi per mangiare e chi addirittura per viverci, visto che tante delle undici camere erano abitate in maniera pressoché stabile dalle stesse persone, qui in Via Varese. Una storia turra da raccontare, specie ora che, purtroppo, l’albergo ha chiuso: è successo lo scorso anno e Traslochi Emotivi, la società di produzione artistica concepita quattro anni fa da Giulia Currà, ha organizzato una tre giorni di incontri, performance, letture, presentazioni di libri, aste e eventi per celebrare la fine di una vucenda emblematica della città di Milano.
Già, peccato che sia tutto finto, tutto falso, tutto inventato. Anzi no, semplicemente non vero. Diversamente vero, diciamo. Diversamente vero, ma assolutamente vero frequentando gli spazi di H+, la società milanese che ha prodotto il progetto e che ha messo a disposizione i locali dei propri uffici. Tutto è perfetto, l’albergo fané della Vecchia Milano è lì: c’è il bar, ci sono le stanze, ci sono i vecchi arredi da mettere all’asta, ci sono le opere d’arte fatte dai tanti ospiti dell’albergo, c’è la reception e c’è l’ufficio del direttore: se glielo chiedete vi fa fare anche un giro e vi spiega per filo e per segno la storia di questo posto che non c’è mai stato. Il direttore è – nella realtà – un poeta e insieme a lui un’altra trentina di persone hanno partecipato alla buona riuscita della metamorfosi: l’ufficio di una factory creativa come H+m tramutato in un albergo in disarmo. Cantanti, musicisti, poeti, artisti, battitori d’asta. Tutti professionisti nel loro lavoro e tutti prestati al loro ruolo nell’Hotel. Così come tutti gli altri attori, fino ad arrivare all’ufficio stampa che nei giorni precedenti l’apertura ha convinto testate e giornalisti che davvero l’Hotel Splendor – in realtà mai esistito e quindi mai chiuso – avesse seriamente appena abbassato le saracinesche e che fosse realmente un posto da visitare e al quale rendere omaggio. La messa in scena più geniale della settimana di Miart, quest’anno.
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