L’Italia che tiene al suo patrimonio culturale. In Puglia, salvato dall’incuria il Magazzino Sofisticazione Sali di Pier Luigi Nervi
Non perdiamo occasione per lanciare l’allarme in caso di pericolo per le prospettive di tutela e salvaguardia del nostro patrimonio culturale, né ci tiriamo indietro quando qualche segnale positivo arriva in senso virtuoso. Ne è una dimostrazione l’iniziativa di AIPAI e Ibam-Cnr di Lecce che, in Puglia, hanno promosso il riconoscimento dell’interesse storico-artistico di un […]
Non perdiamo occasione per lanciare l’allarme in caso di pericolo per le prospettive di tutela e salvaguardia del nostro patrimonio culturale, né ci tiriamo indietro quando qualche segnale positivo arriva in senso virtuoso. Ne è una dimostrazione l’iniziativa di AIPAI e Ibam-Cnr di Lecce che, in Puglia, hanno promosso il riconoscimento dell’interesse storico-artistico di un piccolo gioiello di archeologia industriale progettato da Pier Luigi Nervi, “il più geniale modellatore di cemento armato della nostra epoca”, per dirla con le parole dello storico dell’architettura Nikolaus Pevsner.
Il Magazzino Sofisticazione Sali – questa l’opera sottratta all’incuria e sottoposta a vincolo di tutela in base all’art. 10, comma 1 del D.Lgs. 22 del gennaio 2004 – è uno splendido esempio di bene archeo-industriale realizzato dall’ingegnere a Margherita di Savoia, tra il ‘35 e il ‘36 del secolo scorso, per i Monopoli di Stato che ne conservano la proprietà. È anche la prima realizzazione di Nervi per il settore saliniero, seguita poi da progetti analoghi per le città di Bologna, Porto Marghera, Tortona e Volterra. L’opificio industriale pugliese è maestoso, lungo 62 metri e largo 22, raggiungendo quasi i 16 metri di altezza. Al centro, è dominato dalla torre degli impianti, alta 22 metri, lunga 20 e larga 9. All’interno lo spazio è scandito dalla presenza di 12 archi parabolici, la cui forma deriva direttamente dalla sagoma piramidale delle montagne di sale che vi si accumulavano, in una perfetta aderenza tra forma e funzione.
“L’edificio costituisce un prototipo, poi impiegato anche da altri ingegneri. Attualmente non è visitabile poiché le condizioni in cui versa non sono delle migliori. Anche se non è messa in discussione l’agibilità – spiega Antonio Monte, ricercatore Ibam-Cnr -, si rischia di essere colpiti da qualche calcinaccio. Il ferro del calcestruzzo, in molte parti, si è completamente arrugginito e il cemento si sfalda progressivamente”.
Dunque, riconosciuto l’interesse culturale del bene, il passo successivo sarà quello di pensare a un progetto di recupero e individuare una destinazione funzionale consona, che ne consenta la pubblica fruizione, all’interno di un programma di gestione lungimirante e sostenibile.
– Anna Saba Didonato
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