Milano Updates: come è andata Miart? Parola ai galleristi con le nostre videointerviste. Tanti feedback positivi per la fiera milanese, qualche voce fuori dal coro e una richiesta comune: ci vogliono più collezionisti stranieri
L’attitudine a storcere il naso ce l’hanno di natura i galleristi: difficile si lascino andare a lodi sperticate su questa o quell’altra fiera, ancora più raro facciano i conti al centesimo dicendoti cosa hanno venduto e cosa no. Va presa allora come sinonimo di soddisfazione la ventata di ottimismo generalizzato che raccogliamo chiacchierando con gli […]
L’attitudine a storcere il naso ce l’hanno di natura i galleristi: difficile si lascino andare a lodi sperticate su questa o quell’altra fiera, ancora più raro facciano i conti al centesimo dicendoti cosa hanno venduto e cosa no. Va presa allora come sinonimo di soddisfazione la ventata di ottimismo generalizzato che raccogliamo chiacchierando con gli espositori pochi minuti prima che cali il sipario sull’edizione 2014 di Miart. Piace la formula ideata da Vincenzo De Bellis, piace il movimento di collezionisti e compratori: c’è chi come ammette di aver venduto tanto e bene (Thomas Brambilla e soprattutto Fabrizio Affronti di Brand New Gallery, che condivide con noi la “lista della spesa”); chi come Carlo Frittelli e Luigi Mazzoleni si sofferma più che altro sul lavoro di semina di contatti, aspettando che parte del raccolto maturi in galleria.
In cosa può migliorare Miart? A centrare il punto è Luca Tomìo della Galleria Toselli, la voce più critica tra quelle che abbiamo raccolto: si è venduto, certo, ma ai propri collezionisti di riferimento. Serve maggiore attrattiva nei confronti del mercato straniero; occorrono insomma più facce nuove…
– Francesco Sala
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