Una mostra di selfie col Barattolofono. Lo street artist Gec sostiene a Torino la rassegna sul tema dell’autismo. Con un ciclo di incontri con artisti e operatori di settore
Il telefono senza fili è da sempre quel giocattolo che, con pochi mezzi (due barattoli e una corda) apre immaginari inaspettati. Ma se quel filo un giorno si spezzasse? Semplice, basterebbe riannodarlo. Con quest’immagine in stile cartoon, lo street artist torinese Gec ha voluto rappresentare la comunicazione interrotta – quella tra il silenzio autistico e […]
Il telefono senza fili è da sempre quel giocattolo che, con pochi mezzi (due barattoli e una corda) apre immaginari inaspettati. Ma se quel filo un giorno si spezzasse? Semplice, basterebbe riannodarlo. Con quest’immagine in stile cartoon, lo street artist torinese Gec ha voluto rappresentare la comunicazione interrotta – quella tra il silenzio autistico e il resto del mondo – ma, in qualche modo, ripristinata, grazie agli interventi delle persone che hanno saputo “mettersi in ascolto”. Questa è anche l’immagine-guida (da vedere anche sui monitor delle stazioni della metropolitana grazie a GTT) della campagna di comunicazione #Selfie Barattolofono, lanciata da Sara Boggio e dall’Associazione Culturale Mondi Possibili, in collaborazione con Gec, e un circuito di dieci realtà sociali e culturali del territorio torinese, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’autismo, che solo in Italia tocca oltre 400mila famiglie. Una riflessione che si avvierà proprio il 2 aprile, Giornata Mondiale dell’Autismo, con la rassegna Le parole che non riesco a dire, sempre a cura di Boggio e di Mondi Possibili (un’organizzazione creativa torinese che realizza e promuove progetti artistici, culturali, creativi e sociali), per “dare spazio e voce alle persone che hanno saputo confrontarsi con l’universo autistico, sia attraverso strumenti creativi, con specifico riferimento all’arte e alla scrittura, sia attraverso progetti concreti, traducendo così le difficoltà e l’isolamento in spunti, idee e proposte”.
Un programma ricco di linguaggi e articolato in più momenti, che si inaugura con la mostra Guarda le parole che non riesco a dire, il 2 aprile alle ore 18, presso la Galleria InGenio Arte Contemporanea, dove saranno presentati gli autoscatti di alcuni testimonial con l’oggetto/giocattolo di Gec, insieme ai lavori realizzati in occasione della kermesse Internazionale Arte Plurale, durante un momento di condivisione espressiva tra artisti e ragazzi autistici. Successivamente, il 7-8-9 aprile presso il polo culturale Lombroso16, avrà luogo il ciclo di incontri Ascolta le parole che non riesco a dire, dove interverranno operatori di settore e professionisti di ambiti correlati, chiamati a presentare la propria esperienza e il proprio contributo secondo tre principali linee tematiche: l’arte, i diritti, la scrittura. Ogni appuntamento sarà anche un’occasione per avvicinare alla sfera autistica le persone che non la conoscono, nella convinzione che il dialogo e il confronto possano stimolare una proficua curiosità e un reciproco arricchimento. La manifestazione è stata realizzata a seguito di alcuni appuntamenti di anteprima, tra cui la presentazione del libro Una notte ho sognato che parlavi (ed. Mondadori, 2013), in presenza dell’autore Gianluca Nicoletti, insieme a Valerio Berruti e Gian Luca Favetto, presso Il Circolo dei Lettori.
– Claudia Giraud
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