La luce secondo Pinault: fotogallery dalla nuova mostra di Palazzo Grassi, con i site-specific di Dahn Vo e Doug Wheeler

Dopo aver preso le misure dell’infinito nel Ganzfeld di James Turrell a Villa Panza, dopo aver respirato la vertigine con il Dark Brother di Anish Kapoor in collezione al MADRE, dopo lo shock indotto da Kimsooja nel Padiglione della Corea all’ultima Biennale, puoi pensare di averne abbastanza di esperienze immersive, di trucchi ed effetti speciali. […]

Dopo aver preso le misure dell’infinito nel Ganzfeld di James Turrell a Villa Panza, dopo aver respirato la vertigine con il Dark Brother di Anish Kapoor in collezione al MADRE, dopo lo shock indotto da Kimsooja nel Padiglione della Corea all’ultima Biennale, puoi pensare di averne abbastanza di esperienze immersive, di trucchi ed effetti speciali. Ma l’installazione con cui Doug Wheeler accoglie i visitatori di Palazzo Grassi convince del contrario: magnetico richiamo di un ambiente che annulla ogni riferimento e trasporta in un baluginante iperspazio completamente bianco. Dove nulla è possibile o reale, dunque tutto è possibile e reale. Anche L’Illusione della Luce, spettacolare mostra tematica che vede François Pinault tirare fuori dal cilindro una quarantina di pezzi della sua collezione che seducono abbagliando. Doverosa ma non didascalica la presenza dei Dan Flavin e dei Robert Irwin – se dici luce dici neon – all’interno di un percorso che trova momento di spettacolare poesia nel site-specific di Dahn Vo, che scarnifica le pareti di una delle sale coprendone pietoso le nudità con un sensuale gioco di veli; e in quello di brutale bellezza firmata da Latifa Echakhch, che esplode nel blu le tensioni della primavera araba. Tanta roba, pure troppo: se consideri che in contemporanea inaugura, al piano nobile dello stesso palazzo, la retrospettiva con centocinquanta immagini di Irving Penn

– Francesco Sala


 

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