E mentre Matteo Renzi annuncia la riforma della Pubblica Amministrazione, Roma accoglie Claudio Parisi Presicce a capo della Soprintendenza. All’indomani dei tagli alla cultura…
Roma ha un nuovo sovrintendente ai Beni Culturali. Il sindaco Ignazio Marino ha conferito l’incarico a Claudio Parisi Presicce, che già da un anno stava guidando ad interim la complessa struttura istituzionale. Da adesso, abbandonato il suo ruolo di direttore dei Musei Capitolini, il dirigente assume ufficialmente le vesti di sovrintendente, che manterrà per i […]
Roma ha un nuovo sovrintendente ai Beni Culturali. Il sindaco Ignazio Marino ha conferito l’incarico a Claudio Parisi Presicce, che già da un anno stava guidando ad interim la complessa struttura istituzionale. Da adesso, abbandonato il suo ruolo di direttore dei Musei Capitolini, il dirigente assume ufficialmente le vesti di sovrintendente, che manterrà per i prossimi due anni.
“Le sfide che ci attendono sono molte”, ha commentato l’assessore ai Beni Culturali Flavia Barca, “la prima, come ricordo dall’inizio del mio mandato, è la valorizzazione del nostro immenso patrimonio e una sua migliore e maggiore fruizione da parte di tutti, cittadini e turisti, così come una maggiore promozione culturale del nostro sistema dei musei”. Considerazioni di rito, tanto corrette quanto distanti dallo status quo. E non solo per la realtà romana, s’intende. Cose come la valorizzazione del patrimonio, l’incremento dei flussi turistici e l’incentivo dei sistemi museali, restano tra i talloni d’Achille più evidenti e paradossali del Paese. Senza che la Capitale possa vantare un trend inverso. Anzi. La notizia freschissima dei tagli alla cultura operati dalla giunta Marino, la situazione disperante del Macro, nonché la condizione di grande difficoltà gestionale legata a burocrazie faraoniche, figlie della politica del veto e dell’impiccio bizantino (di cui proprio le Sovrintendenze sono prima e assoluta metafora), restano il triste paesaggio di riferimento.
Compito difficile quello che Parisi Presicce ha ereditato. In un sistema che spesso vanifica anche le qualità del singolo, in ragione dei difetti della macchina. Basti ricordare i dati del rapporto di Federculture per il 2013, tra cui spiccava un clamoroso calo di ingressi del 56% per il Macro, un -62% per il Macro Testaccio, un -24% per il Palazzo delle Esposizioni e un -13% per i Musei Capitolini. Lavoro da fare tantissimo, dunque, per risalire la china. Più che a suon di tagli, a forza di progetti strutturali, riforme, inversioni di marcia: tutte coe che, nemmeno nell’ultimo anno, ci sembra di aver visto. Gli annunci del premier Matteo Renzi, in fatto di burocrazie, poli museali e sovrintendenze, fanno ben sperare in tal senso. Nell’attesa di valutarne tempi e sostanza.
– Helga Marsala
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