Il Trittico benevolo di Jonathan Littell
Jonathan Littell è uno scrittore “francese” - il perché delle virgolette lo capirete leggendo l’articolo - noto ai più per il romanzo “Le benevole”. Ora però si scopre anche critico e storico dell’arte. E lo dimostra con tre saggi su Francis Bacon.
È nato a New York ma è naturalizzato francese (e infatti sovente scrive/pubblica i propri scritti prima nella lingua d’oltralpe), e comunque vive a Barcellona. Classe 1967, Jonathan Littell è balzato agli onori – e agli oneri – della cronaca con il romanzo del 2006 Le benevole, che si è aggiudicato pure il Goncourt. Insieme ai riconoscimenti, però, una pioggia di polemiche; e non poteva essere altrimenti, visto che il protagonista-narratore del romanzo-fiume è Maximilien Aue, ex ufficiale SS che, dopo essersi “occupato” a lungo dello sterminio degli ebrei, si è rifugiato in Francia. Soprattutto Littell è stato ben lungi dall’adottare un low profile; un solo esempio: in un’intervista con un giornale israeliano ha osato paragonare le manovre dell’esercito nei territori occupati a quelle dei nazisti. Apriti cielo…
Perché parliamo di Littell in questa sede? Perché è appena stato tradotto per i tipi di Einaudi, in una collana che giustamente di chiama Frontiere, il suo Trittico. E non si tratta di un romanzo. Ora, di scrittori che si occupano d’arte le librerie traboccano, ma i risultati son spesso deludenti. Gli esempi memorabili, di conseguenza, assai rari, come quella perla che è lo scritto di Francesco Biamonti su Ennio Morlotti. Il caso di Littell è tuttavia ancora più interessante perché, ovviamente, di fondo c’è la componente stilistica, la quale permette di proporre una terna di saggi su Francis Bacon per un totale di 150 pagine che si leggono proverbialmente d’un fiato. Ma a ciò si aggiunge un’intelligente climax di approfondimento critico che, se da un lato permette di captare la benevolenza del lettore, dall’altro giunge a un livello di profondità tale che raramente è raggiunta da tanti blasonati professionisti dell’analisi.
Si procede così con un esordio più narrativo e (auto)biografico (“Qualche tempo fa ero al Prado […]. Il Prado è davvero un museo meraviglioso […] Anche a Francis Bacon piaceva molto il Prado”), per passare a introdurre qualche elemento di iconologia e psicologia dell’arte (“Dopo il suicidio dell’amante George Dyer nel 1971, passeranno quattro anni prima che Bacon riesca di nuovo a dipingere occhi ben aperti”), e giungere infine al saggio La vera immagine, dove si considerano “i dipinti di Francis Bacon alla luce della tradizione bizantina”. E sono queste le pagine migliori: colte, curiose, stimolanti, propositive, coraggiose ma non avventate (cita Greenberg, ad esempio, ma poi accosta Bacon e Rothko). Insomma, se mai intendesse cambiar lavoro, Littell ne ha la stoffa, eccome.
Marco Enrico Giacomelli
Jonathan Littell – Trittico
Einaudi, Torino 2014
Pagg. 148, € 23
ISBN 9788806213367
www.einaudi.it
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #18
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