La cultura del museo al Museo delle Culture. Prossimamente a Milano
Milano, maggio 2014, area ex Ansaldo. Siamo andati a visitare il cantiere di quell’esperimento pubblico-privato che, a ottobre, sarà il Museo delle Culture progettato da David Chipperfield. Vi raccontiamo architettura, progetti, bandi. E un futuro incerto, dopo l’Expo…
Stato di fatto. Nel centro del quadrilatero di zona Tortona, il progetto architettonico del Museo delle Culture vanta circa 8.600 mq di superficie. Ne restano esclusi i collegamenti verticali, i locali tecnici, il grande parcheggio interrato, distribuito su tre piani, sinonimo di fluidità nella movimentazione di merci e persone, in orizzontale e in verticale; caratteristica indispensabile per dare spazio ai linguaggi audiovisivi. L’edificio è composto da un sistema di parallelepipedi grezzi simili alle strutture industriali preesistenti, che al piano terra ospiteranno gli spazi pubblici adibiti ai servizi, quali bookshop, caffetteria, aree per la didattica, biblioteca, mediateca e uffici. Da aggiungersi a uno spazio per il Forum Città Mondo, area che dovrebbe ospitare 500 associazioni delle comunità presenti a Milano, da 80 Paesi, tra depositi visitabili e laboratori. Il disegno osmotico dell’involucro, così come la progettazione degli arredi e degli allestimenti degli spazi, è di David Chipperfield, Premio Mies Van der Rohe 2011 per il Neues Museum di Berlino.
Dal vivo. Dopo aver salito la scalinata in basalto nero dell’Etna, si arriva sull’Agorà, la piazza coperta d’ingresso, sulla quale si staglia la Lanterna in vetro satinato, un corpo luminoso a quattro lobi di vetro satinato. Una gigantesca corolla dalle forme liquide e ventrali, snodo dei percorsi che traghettano all’auditorium, agli spazi dalle altezze differenti per le esposizioni temporanee e ad altre sale destinate a ospitare piccoli nuclei delle raccolte etnografiche, posti di volta in volta a dialogare, plausibilmente, con le mostre d’arte contemporanea che si terranno nelle sale adiacenti. La maggior parte, infatti, delle collezioni etnografiche troverà posto nella stecca frontale, mentre all’ultimo piano sono già stati predisposti, come enormi osservatori vetrati, il bar e il ristorante.
In cifre. Il progetto, approvato nel 1999, fu affidato l’anno successivo all’architetto inglese e sarà completato per il mese di ottobre 2014, diventando parte della Città delle Culture, come concepita dall’allora assessore alla Cultura e Musei Salvatore Carrubba. L’istituzione in quindici anni ha richiesto circa 60 milioni di euro e rappresenta un esperimento di collaborazione tra pubblico e privato. Il Comune, infatti, si occuperà della mostra permanente, mentre sarà un’azienda privata a gestire i servizi di natura commerciale, inclusi i programmi educativi, il bookshop, la ristorazione e l’organizzazione di almeno due mostre all’anno. L’investimento annuo sarà di circa 2-3 milioni di euro con un canone di 190mila euro. Il Comune promette un finanziamento di 250 mila euro per allestire quella che sarà la mostra d’inaugurazione, l’ideazione del logo e un aiuto nella manutenzione ordinaria e straordinaria. Si è appena concluso il bando per affidare lo spazio a terzi, a seguito di una gara d’appalto europea, in scia all’aggiudicazione già indetta, per 5 milioni di euro, per la progettazione degli interni e della segnaletica d’ambiente disegnati su misura da Chipperfield. L’appalto prevede, inoltre, la movimentazione e la ricollocazione al Museo delle Culture delle opere d’arte dalle attuali ubicazioni, ossia i depositi di via Savona e del Castello Sforzesco.
Politica gestionale. Il museo inaugurerà la mostra dal titolo Il Mondo a Milano, dedicata alle esposizioni internazionali organizzate a Milano tra il 1850 e il 1950, che introdussero in città i primi influssi di culture extraeuropee. In seguito, con l’intento di creare un dialogo interculturale attraverso le discipline, proseguirà: una programmazione di eventi nell’auditorium, di laboratori didattici, visite guidate e una collaborazione attiva con le scuole milanesi. Senza dimenticare la pianificazione di almeno due mostre temporanee all’anno di livello internazionale, ideate dal concessionario privato in accordo con l’amministrazione, e un’esposizione permanente gestita dal Comune (“Un indirizzo saldamente pubblico ma coinvolgendo i soggetti privati”, come ha ribadito l’attuale assessore Dal Corno). Alle esposizioni temporanee sarà dedicato uno spazio di circa 1.300 mq, mentre il pubblico al piano terra potrà accedere anche ai depositi, per visitare gli oggetti non esposti. La collezione stabile sarà curata da Marina Pugliese, storica dell’arte e già direttrice della Gam e del Museo del Novecento (ufficialmente “Direttore Servizio Polo del Novecento e Case Museo”) e comprenderà oltre 8mila testimonianze delle culture non europee conservate negli archivi comunali, dagli artefatti precolombiani a opere d’arte moderna e contemporanea di grande interesse antropologico. In particolare, il museo esporrà una ricostruzione della Wunderkammer di Settala e perfino la Femme nue di Picasso. La stessa Pugliese, assieme a Carolina Ordini, sta lavorando alla mostra permanente che occuperà i 600 mq delle sale comunali
Perplessità sul futuro. Il museo è stato pensato per rivolgersi e contemplare anche linguaggi contemporanei di arte, moda e design focalizzandosi sugli aspetti antropologici, sulle sovrapposizioni fra tradizioni e saperi. Sarà dunque una struttura multifunzionale sulla quale pende, però, uno strano auspicio del suo creatore, Chipperfield: “L’Ansaldo è una tragedia: la città ha pagato per un museo vuoto e gigantesco, un edificio costruito bene ma di cui ora inizia la decadenza”. A cosa si riferiscono queste parole? All’isolamento urbanocentrico del museo? Allo svuotamento delle risorse, a fine Expo 2015? O alla direzione scientifica incerta?
Ginevra Bria
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