Frieze New York. I sette progetti speciali per Randall’s Island
In mezzo al parco, tra gli angoli nascosti della fiera, lungo la costa dell’isoletta: sette artisti internazionali hanno ideato, anche per questa edizione, opere site specific di taglio sociale, ambientale, relazionale. Ce le raccontala la curatrice, Cecilia Alemani
Ultimo giorno d’apertura per la costola newyorchese della britannica Frieze art fair, giunta alla sue terza edizione ed allestita, as usual, nel lussureggiante parco di Randall’s Island.
Con questa intervista rilasciata da Cecilia Alemani, curatrice di “Frieze Project”, vi raccontiamo una delle sezioni più interessanti e spettacolari che, come ogni anno, ha invaso diversi angoli del parco, confermandosi come autentico spazio internazionale di ricerca. Il concept: sette artisti affermati, chiamati a progettare delle opere site specific, dalla forte connotazione ambientale.
Euardo Basualdo ha ricostruito un campo di calcio nel parco, lavorando sulla complessità del rapporto tra persone, luoghi abitativi, architetture: le due porte, a grandezza reale, erano schermate da due lastre di vetro e dunque inaccessibili. Ha puntato anche lui sul tema dell’assurdo Darren Bader, trasformando l’intera Randall’s Island in un parco giochi immaginario, disseminato da opere d’arte impossibili, per alterare con ironia angoli, pieghe, bordi e luoghi inattesi del quartiere fieristico. Assomiglia ancora a un lunapark l’installazione di Eva Kotátková, area di gioco e di sosta non convenzionale: un posto con cui interagire, divenendo parte di surreali tableaux vivant, tra frammenti anatomici e bizzarri elementi d’arredo. E ancora Marie Lorenz, che espandendo il suo storico progetto Tide e Taxi ha allietato i visitatori con un servizio di traghetti alternativo: comode passeggiate su una barchetta a remi, collaborando al percorso di esplorazione, mappatura e documentazione del waterfront di New York, iniziato nel 2005.
E se il giapponese Koki Tanaka ha interpretato la fiera come spazio pubblico, invitandovi i rappresentanti delle “comunità invisibili” che popolano Randall’s Island, anche Naama Tsabar ha scelto una chiave sociale e relazionale, ideando un mini festival musicale all’esterno dei padiglioni.
Infine, l’omaggio di Frieze New York a Allen Ruppersberg, che ha ricostruito la sua celebre installazione Al’s Grand Hotel, realizzata nel 1971 a Los Angeles: un nuovo episodio della serie di tributi ad importanti artist run space, che hanno inciso sulla vita culturale cittadina. L’hotel di Ruppersberg fu uno di questi: sette stanze, arredate a tema e perfettamente funzionanti, in un albergo che ospitò, per sei settimane, incontri, feste, spettacoli, mostre. Pernottamento incluso. Una pagina storica dell’art life newyorchese, vecchia quarant’anni e rispolverata in occasione di questa edizione di Frieze.
Helga Marsala
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