Dagli spazi urbani alle lande del Sahara. Un percorso di sperimentazione, tra storia e attualità, per il Padiglione Marocco alla Biennale di Architettura
Ultime settimane di lavori prima dell’opening di Fundamentals, la prossima Biennale di Architettura firmata da Rem Koolhaas. Al centro un’analisi storica dei “fondamentali” che hanno definito l’ultimo secolo di evoluzioni architettoniche internazionali, lasciando ai padiglioni nazionali il compito di sviluppare una visione intorno alle dinamiche di modernizzazione che, dal 1914 al 2014, hanno articolato principio […]
Ultime settimane di lavori prima dell’opening di Fundamentals, la prossima Biennale di Architettura firmata da Rem Koolhaas. Al centro un’analisi storica dei “fondamentali” che hanno definito l’ultimo secolo di evoluzioni architettoniche internazionali, lasciando ai padiglioni nazionali il compito di sviluppare una visione intorno alle dinamiche di modernizzazione che, dal 1914 al 2014, hanno articolato principio di identità e spinta verso la globalizzazione.
Si chiama “Fundamental(ism)s” il progetto presentato dal Padiglione Marocco, una ripresa del tema generale, con un’allusione ai fondamentalismi culturali. Diviso in due sezioni, il padiglione esplora i vari approcci radicali e sperimentali che, negli ultimi cento anni, hanno fatto del territorio marocchino un vero e proprio laboratorio architettonico della modernità. In mostra una serie di progetti storici dalla grande spinta creativa, che esplorano la questione dell’abitare, con la scelta di fermarsi al 1984: il 14 giugno di quell’anno, infatti, il Re Hassan II tenne un discorso ufficiale a una delegazioni di architetti, delineando i parametri per uno sviluppo più tradizionalista della ricerca architettonica, in antitesi al processo di modernizzazione in corso.
A fianco, una sezione dedicata al contemporaneo guarda alla realtà della zona sahariana, che per le sue condizioni paesaggistiche e climatiche è rimasta troppo spesso inesplorata: integrato al territorio nazionale nel 1975, il Sahara resta uno spazio controverso, liminale, politicamente, socialmente e geograficamente significativo, tanto fascinoso quanto respingente. Sei architetti sono stai invitati a proporre dei progetti originali, pensati per quest’area desertica della regione, insieme ai due vincitori di un concorso per nuovi talenti: X-TU Architectes, Tarik Oualalou and Linna Choi, Mikou Design Studio, Fernando Menis Arquitectos, Groupe 3, Bom Architecture, Stefano Boeri Architetti, Bao + Ultra Architettura. Suggestivo il progetto installativo all’Arsenale, che vede 200 metri quadrati di spazio espositivo coperti di sabbia, con uno schermo sospeso, largo di 120 metri quadrati, a evocare una volta celeste. Qui sono proiettate una sequenza notturna e una diurna, per una gigantesca installazione immersiva, che dal cielo stellato del deserto marocchino accompagna, lentamente, incontro alle prime luci dell’alba, percorrendo l’intero ciclo del giorno: dalla Medina di Fez al quartiere degli Habous di Casablanca, dagli edifici di Semiramis e Nid d’ Abeille nel sole di mezzogiorno, fino a un tramonto spettacolare sulle gole del Dades.
Il Padiglione Marocco è curato da Tarik Oualalou per FADA, Foundation for Arts, Design, and Architecture.
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