A Melano, a qualche chilometro di distanza da Mendrisio, in Ticino, uno spazio dedicato al collezionismo si trasforma in una realtà attiva, una piattaforma vigile che unisce tre aspetti imprescindibili per ogni raccolta: passione, ricerca e continuità. Ma Artrust attualmente non è solo una banca dedicata alla vendita e alla ricerca di opere d’arte e vini rarissimi: è molto altro. All’insegna della condivisione, della diffusione e della promozione di attività culturali, la giovane direttrice Patrizia Cattaneo Moresi illustra iniziative e progetti che sovrappongono l’arte al vino, prodotti nati entrambi alle radici dei territori ticinesi. Connubio che li vedrà protagonisti anche durante Art Basel, con un evento dedicato ai soli connoisseurs nella galleria privata più prestigiosa della città.
Da dove nasce l’idea di Artrust? Quali gli obiettivi a lungo termine e le sue linee guida?
Artrust nasce dalla mia passione per il mondo dell’arte, che coltivo da quando ne ho memoria. Artrust è oggi una società d’arte dotata di una collezione di oltre duemila opere realizzate da più di trecento maestri dell’arte moderna e contemporanea. A partire da questo patrimonio, lavoriamo per dare piena realizzazione alle nostre tre linee guida: la divulgazione, ossia le attività di avvicinamento della comunità all’arte con, ad esempio, le mostre gratuite, il blog, i cataloghi e i laboratori didattici per i bambini; la condivisione, ossia il lavoro a contatto con i professionisti di settore, portato avanti ad esempio con prestiti ai musei e collaborazioni scientifiche, il tutto al fine di creare una rete tra eccellenze del settore; e infine il commercio, con la vendita diretta delle opere, un’attività che garantisce sostentamento ai nostri progetti.
Come coniugare antiquariato, moderno, contemporaneo e i preziosi e i vini da collezione in un solo ambito? Quali le strategie da adottare?
Arte, antiquariato e vino raro condividono a mio avviso due peculiarità. Una è il piacere: il piacere di bere un eccellente bicchiere di vino, il piacere di contemplare il mistero che si cela nella tela o nel marmo lavorato da uomini di genio, il piacere di apprezzare le più alte espressioni dell’artigianato e dell’oreficeria. Questo piacere è un’esperienza unica, perché unico è l’oggetto del piacere: l’unicità è la seconda peculiarità. Con le mostre, le degustazioni, il lavoro di comunicazione svolto online e offline cerchiamo di distinguerci nel nostro settore e avvicinarci a un pubblico che riconosca in quello che offriamo – piacere e unicità – i suoi desideri. Il nostro impegno consiste nell’offrire tutto questo in maniera professionale e impeccabile, oltre che in maniera personalizzata: a ogni persona che ci cerca offriamo qualcosa di cui senta veramente il bisogno e che possa dargli in maniera migliore un piacere. Se abbiamo svolto un buon lavoro, sono poi quelle stesse persone che parlano bene di noi. Molto fa il passaparola.
Esiste una istituzione-modello, svizzera o europea, alla quale vi ispirate?
Non c’è un’istituzione che ci rappresenta totalmente. Stiamo costruendo un percorso personale, del quale ogni giorno sperimentiamo i risultati, nel bene e nel male. Esistono comunque tanti enti di settore, vicini e lontani, che portano avanti progetti interessanti e che possono rappresentare un modello virtuoso per specifiche aree: adesso mi viene in mente il lavoro sui social network che viene svolto dal vicino M.A.X. museo di Chiasso, grazie a un ufficio stampa capace di comunicare efficacemente sul territorio; oppure, a duemila chilometri da qua, i tanti percorsi educativi e i laboratori per bambini del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, un museo che svolge lavoro esemplare e lungimirante per avvicinare i più piccoli al mondo dell’arte.
Parlando idealmente, esiste un artista che ambireste a esporre o ad avere in collezione?
Più di uno: Klee e Magritte, giusto per citare gli artisti a me più cari.
Quali budget vi siete riservati di gestire, in entrata e in uscita, annualmente?
Essendo nuovi nel settore non abbiamo un budget di riferimento. Con l’esperienza diretta delle prime mostre e degli eventi potremo delineare i nostri costi per così dire fissi. In ogni caso c’è la volontà di investire risorse e tempo per fare progetti che siano impeccabili sotto il punto di vista scientifico e organizzativo.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Finita la mostra di Comensoli sarà il turno di Carl Walter Liner, un pittore astrattista di cui ricorre quest’anno il centenario. È molto noto soprattutto nella Svizzera settentrionale. Poi, cambiando genere, in maggio ci attende la mostra del pittore romantico François Gall. Questi sono gli appuntamenti sicuri, in un futuro prossimo stiamo pensando a una esposizione dedicata a Hermann Hesse e a una mostra di tastevin in collaborazione con il museo dei cavatappi di Barolo. Un’idea che ci permette anche di presentare il nostro antiquariato di pregio e i tastevin, considerato che possediamo una collezione di 4mila pezzi tutti diversi e ognuno con una storia affascinante.
Potresti esprimere un pensiero o formulare un augurio sul percorso delle vostre attività?
Ci auguriamo di conservare con continuità la passione sincera che ci dà la spinta a provare a dire la nostra nel settore dell’arte. La passione è il motore delle nostre attività, ancora prima del denaro con il quale dobbiamo fare realisticamente i conti tutti i giorni. La passione è molto importante, soprattutto in un lavoro particolare come questo.
Se il nostro lavoro si limitasse al commercio, alla mera sussistenza, saremmo alla stregua di intermediari di una transazione economica. Ma quando si parla di arte c’è qualcosa di più. Noi crediamo che dietro il valore economico delle opere ci sia qualcosa di bello e unico creato dal genio e dalle intuizioni degli uomini, qualcosa che sentiamo importante da comunicare e condividere con gli appassionati, con i colleghi, con i collezionisti e con i bambini, quelle future generazioni che speriamo sappiano interpretare un domani le lezioni degli artisti di ieri. Per portare avanti un simile progetto bisogna avere coraggio e bisogna crederci.
Ginevra Bria
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