Didattica museale ai Fori Imperiali. Con Piero Angela in digitale
“Foro di Augusto. 2000 anni dopo” è un progetto di Piero Angela e Paco Lanciano. Ed è un ottimo esempio di informazione museale realizzato in loco con strategie digitali.
La proiezione multimediale al Foro di Augusto è un lavoro di novità e impegno notevoli nel campo della didattica museale e delle problematiche della cultura visiva nel “public space”. Dopo l’esperienza sui resti romani all’interno di Palazzo Valentini, la nuova multiproiezione si svolge direttamente sul grande muro del Foro rimasto integro e su colonne e frammenti, mentre nello spazio prospiciente si colloca una tribuna di visione. Il contesto è parte determinante nella trasformazione dell’informazione storico-culturale dei programmi tv di Piero Angela in uno spettacolo multimediale che tratta una storia non visualizzata e solo “detta” nelle narrazioni delle guide turistiche.
La didattica multimediale nei musei sta muovendo i suoi primi passi e questo è uno di quei lavori che focalizzano il grande potenziale dei beni culturali, potenziale che viene ancora speso al suo minimo, secondo la percezione nazionale secondo la quale la quantità della “cultural heritage” italiana (il celeberrimo 75% nel mondo) ne assicuri anche la fruizione.
Questo lavoro non arriva naturalmente per primo: ci sono stati sia a Roma che altrove una serie di esperimenti di interventi multimediali sui musei e sui beni culturali anche in public space. Studio Azzurro, ad esempio, fece un’installazione interattiva sulla scalinata del Campidoglio, raccontando (attraverso il contatto di sensori con il pubblico che saliva e scendeva la scalinata) la storia dell’assedio dei barbari sventato dalle oche, che diventava così una narrazione spaziale. Durante la Notte Bianca, molteplici video invadono la facciata di Palazzo Farnese; altre proiezioni (anche di vjing) sono state allestite sulla facciata bianca dell’Ara Pacis. Mentre il mapping (l’intervento di misurazione che permette la proiezione coordinata di videoproiezioni) è già stato utilizzato in iniziative nell’area del vjing o più specificamente sulle tematiche spaziali o sociali.
Peter Greenaway lavora in più occasioni – a Roma a Piazza del Popolo o durante la Biennale di Venezia – su una delle Cene di Paolo Veronese, in cui i personaggi intrecciano conversazioni nello spazio di un’enorme proiezione. E il suo intervento sul Cenacolo di Leonardo diventa un’installazione concreta del tavolo, mentre su un immenso schermo la geometria del dipinto viene analizzata. Renato Nicolini organizzò la proiezione del Napoleon di Abel Gance su un gigantesco schermo dove il film era proiettato da tre proiettori sullo sfondo del Colosseo, confrontando l’eroismo spettacolare del film con quello del Colosseo.
Lo spettacolo del Foro alterna il ridisegnarsi a vista delle forme e strutture originali a immagini più forti di ricostruzioni monumentali. Narrazione e rappresentazione ricostruiscono, con processi di animazione digitale, una video-narrativa mossa dal racconto nei diversi punti dello spazio. Con ingrandimenti giganteschi (come nel teatro della Fura dels Baus) e sequenze di animazione computerizzata e 3D. Piero Angela (liberato dal piccolo schermo e presente solo come voce, come l’Obi-Wan Kenobi di Star Wars) è un anti-speaker senza retorica, a volte accidentato, mosso simpaticamente da una sincera affezione al tema trattato e perciò efficace e mai banale (come troppe volte gli speaker o gli attori di queste operazioni). La parte visiva è della Mizar, eseguita da un gruppo di giovani operatori digitali: Gaetano e Marco Capasso, Simone Passacantilli, Giorgio Capaci, Stefano Cocca, Angelo Macaione, Mauro Vicentini, Andrea Lanciano e molti altri.
C’è un progetto futuro e in progress che comprende tutti i Fori. Anche se si potrebbe chiedere una maggiore spinta verso l’estetizzazione delle idee dello spettacolo e della didattica, e verso operazioni anche più sperimentali in un campo dove, fra videoarte e new media art, si è sperimentato moltissimo negli ultimi trent’anni.
Lorenzo Taiuti
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