Se l’arte corre in soccorso dei Balcani colpiti dalla catastrofe dell’alluvione. Centri d’arte, musei, collettivi, singoli artisti: vi raccontiamo l’inedita mobilitazione
La cooperazione è un’arte, così asserisce lo studioso Richard Sennett nel suo saggio del 2012 Together: The Rituals, Pleasures, and Politics of Cooperation. Le sue basi risiedono soprattutto nell’ascolto e nella corretta comunicazione, le persone possono collaborare in rete, nelle strade, sul lavoro e soprattutto nella politica locale. L’autore ci esorta alla collaborazione che è […]
La cooperazione è un’arte, così asserisce lo studioso Richard Sennett nel suo saggio del 2012 Together: The Rituals, Pleasures, and Politics of Cooperation. Le sue basi risiedono soprattutto nell’ascolto e nella corretta comunicazione, le persone possono collaborare in rete, nelle strade, sul lavoro e soprattutto nella politica locale. L’autore ci esorta alla collaborazione che è insita nella natura umana, se vogliamo una società prospera. Questa disciplina è stata uno dei pilastri portanti della propaganda Yugoslava, l’artista serba Marta Popivoda si è inspirata alla tesi di Sennett per girare il documentario sperimentale Yugoslavia, how ideology moved our collective body, che è proiettato proprio in questi giorni negli spazi dell’auditorium della Tate Modern a Londra. L’artista indaga la questione di come l’ideologia si svolge nello spazio pubblico attraverso spettacoli di massa.
L’alluvione che ha colpito i Balcani procurando più di cinquanta morti, circa 500 dispersi e 30mila evacuati ha ridestato nei cittadini dell’ex Yugoslavia quel sentimento sopito dagli ultimi nefasti anni, complice l’assoluta mancanza delle istituzioni dei paesi alluvionati che altro non hanno fatto se non appellarsi proprio al senso di responsabilità dei cittadini. Anche in ambito artistico e culturale la mobilitazione è stata di massa e compatta. Ingenti sono stati i danni al martoriato patrimonio artistico in Bosnia Erzegovina, 263 monumenti sono stati danneggiati, ma come alcuni intellettuali hanno fatto notare la tragedia ha semplicemente messo in evidenza il deterioramento culturale che ormai permane da alcuni decenni. In Repubblica Srpska il Museo di Arte Contemporanea sta offrendo la sua competenza per fornire un’assistenza tecnica alle istituzioni danneggiate e grazie ad un’intensa comunicazione sta cercando di tutelare il patrimonio, anche predisponendo un restauro delle opere d’arte. Accademie, Musei, Teatri Nazionali diventano incubatori di idee ed iniziative per la raccolta di fondi e di beni di prima necessità. Nella capitale serba l’incasso della serata di apertura del MAD, Festival di musica elettronica è stato interamente devoluto, così come i guadagni della Notte dei Musei.
Il Salone del Museo d’Arte Contemporanea di Belgrado è uno dei tanti luoghi che si sono offerti come punto di raccolta, la curatrice Una Popovic – con alcuni colleghi provenienti anche dal settore indipendente come Remont – sta pianificando un’azione per aiutare e sostenere il Centro Culturale di Obrenovac, la cittadina completamente evacuata dopo questa catastrofe. Piattaforme artistiche organizzano continuamente happening, workshop, mostre, ogni singolo collettivo apporta il suo sapere per cercare di migliorare le condizioni di chi ha perso ogni cosa. Di nuova nascita il network creativo Art in Time of Need che – ospitato dal Domomladine di Belgrado – sta cercando di facilitare, utilizzando le proprie capacità di gestione della cultura, il compito degli artisti, operatori culturali, educatori e psicologi che stanno operando nei luoghi di maggior concentrazione della popolazione sfollata. Non dimentichiamo che solo Belgrado ospita più di mille bambini.
YOUGOSLAVIE, COMMENT L’IDÉOLOGIE A MÛ NOTRE CORPS COLLECTIF (Bande Annonce) from PHANTOM on Vimeo.
L’artista serba Marta Jovanovic ha coinvolto la galleria Atelier, in via Panisperna a Roma, mettendo in vendita – con incasso devoluto alla croce Rossa – 140 fotografie di piccolo formato tratte dalla sua performance Untitled (after Cut Piece di Yoko Ono) attuatasi presso il salone del Museo di Arte Contemporanea di Belgrado lo scorso 9 maggio. Designer, non solo provenienti dalla regione ma da tutto il mondo, stanno contribuendo con una raccolta fondi creando manifesti che verrano venduti ad un’asta di beneficenza. Il compito da svolgere è difficile e complicato, la frustrazione si concentra soprattutto in questo senso di impotenza nei confronti del disastro, ma la risposta forte e decisa, forse non del tutto inaspettata, dei cittadini e creativi balcanici almeno prospetta quantomeno una ripresa Umana.
– Zara Audiello
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