Tatiana Trouvé. Fissare l’esperienza transitoria
Museion, Bolzano - fino al 7 settembre 2014. Prima meritatissima personale dell'artista italo-francese in un'istituzione pubblica italiana. Una serie di lavori che ragionano sulla doppiezza e l'ambiguità della nostra esperienza del tempo.
Ogni attimo è un istante congelato nello spazio e nel tempo. Nell’infinito spettro di possibilità che attraversano il nostro stare nel mondo, il presente appare come il risultato fortuito, unico e irripetibile, di una particolare convergenza temporale e spaziale; frutto di una catena infinita di eventi e produttore, a sua volta, di una catena futura altrettanto inesauribile.
Al Museion di Bolzano, Tatiana Trouvé (Cosenza, 1968; vive a Parigi) sembra partire da questa riflessione sviluppandola con lavori dal forte peso concettuale ma caratterizzati anche da una grande carica sensuale e coinvolgente. L’istituzione altoatesina aveva già ospitato il lavoro della Trouvé all’interno di Migros Meets Museion e già in quell’occasione si erano notati alcuni importanti elementi del suo linguaggio: il lavoro sullo spazio espositivo, la presenza di oggetti decontestualizzati, l’utilizzo di un illusionismo in cui i materiali rappresentano qualcos’altro da sé.
In questa personale, l’opera che suscita maggiore attenzione è 350 Points towards infinity:una selva di pendoli fissati ad angoli impossibili che toglie il fiato per l’impatto visivo e incuriosisce per come possa realizzarsi staticamente. Con questo lavoro l’artista evidenzia la possibile presenza di infinite linee spaziali e temporalità che ci attraversano ma, bloccando questi tempi e ponendo l’opera in uno spazio definito, rimanda anche all’eccezionalità dell’istante presente. I cento titoli consiste invece in due valigie in bronzo con un titolo che cambia ogni anno dal 1968, anno di nascita dell’artista, fino al 2068. L’opera, continuamente mutevole e provvista di una vita, ricorda come anche noi siamo la sommatoria di esperienze, viaggi e incontri all’interno dei quali il nostro essere presente è un piccolo punto lungo un ampio percorso.
Quest’esigenza di fissare il transitorio, dargli un’immagine e una forma, si ritrova anche nei Refoldings: sculture formalmente ineccepibili che rappresentano cartoni e stracci realizzati però in materiali durevoli come bronzo, cemento e cera. Sulle vetrate del museo, invece, una colata di vernice appare come una cascata d’acqua immobile, metafisica e misteriosa nella sua eccezionalità.
Un lavoro ampio ma coerente che diventa una grande metafora del museo e della volontà di conoscenza dell’uomo nel suo tentativo di preservare e isolare il provvisorio, strappare gli oggetti dal tempo fluente esterno e fissarli in un interno protetto, congelato e poetico.
Gabriele Salvaterra
Bolzano // fino al 7 settembre 2014
Tatiana Trouvé – I tempi doppi
a cura di Letizia Ragaglia
MUSEION
Via Dante 6
0471 223413
[email protected]
www.museion.it
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